Sociale
Disabilità o handicap?
Ho cominciato a pensare al problema della disabilità da quella volta che mi sono fatto male giocando a calcetto con gli amici: in un contrasto con un avversario mi sono stirato un legamento al ginocchio destro e sono rimasto per oltre un mese con tutto l’arto inferiore ingessato, quindi posso dire di avere avuto una menomazione, anche se temporanea, che mi ha comportato una disabilità in alcune situazioni, con conseguente handicap.
In quel periodo qualsiasi cosa dovessi fare diventava un problema: andare in bagno, sedermi alla scrivania per usare il computer, stare a tavola a mangiare, lavarmi, vestirmi; per non parlare di quando dovevo spostarmi fuori casa. Ci doveva essere qualcuno che mi accompagnava in macchina sul posto e se c’erano delle scale da salire facevo una fatica enorme con le stampelle, quando non c’era l’ascensore. Diciamo che ho provato sulla mia pelle ciò che provano tutte quelle persone che sono costrette a spostarsi con le stampelle o con la sedia a rotelle, solo che per me si è trattato di un periodo limitato, mentre per tanti altri è una condizione permanente. Allora ho provato a documentarmi e ho trovato molte cose interessanti che chiariscono alcuni concetti sull’argomento che, per la verità, è abbastanza vasto e articolato, ma si può limitare ad alcuni punti chiave.
Innanzitutto c’è la menomazione, cioè una perdita o un’anormalità a carico di una struttura o di una funzione psico-logica, fisiologica o anatomica”, che può essere congenita, presente dalla nascita, oppure acquisita, che molto spesso può dar luogo a una disabilità, cioè la difficoltà a svolgere una funzione o un’azione della vita quotidiana. Ora, se si mettono in atto delle strategie o si utilizzano degli strumenti, delle attrezzature per superare queste difficoltà, il soggetto può vivere la sua quotidianità in modo pressoché normale, anche se con degli ausili; se ciò non avviene, allora siamo in presenza di un handicap, cioè una condizione di svantaggio che mette il soggetto in una situazione in cui non può fare ciò che fanno gli altri.
Per chiarire meglio il concetto facciamo un esempio che purtroppo è abbastanza frequente e che ci fa riflettere anche su altre problematiche di sicurezza stradale: un soggetto che, a seguito di incidente in moto, ha subìto una lesione midollare con conseguente paralisi degli arti inferiori. Tale menomazione ha come conseguenza l’impossibilità di deambulare, quindi di spostarsi autonomamente, che si configura come una disabilità che diminuirebbe notevolmente le possibilità del soggetto di condurre una vita normale, portandolo a una situazione di handicap.
Naturalmente in questi casi si può risolvere il problema con una sedia a rotelle, magari dotata di motore elettrico, che permette al soggetto di spostarsi in modo autonomo, sempre che non vi siano barriere architettoniche, cioè tutti quegli ostacoli che bloccano gli spostamenti di tale mezzo di locomozione. Anche in questo caso basta un semplice scivolo per superare pochi gradini o un ascensore per spostarsi da un piano all’altro di un edificio ed ecco che l’handicap sparisce e la persona su sedia a rotelle può muoversi come tutti gli altri e svolgere le sue funzioni senza problemi.
A volte purtroppo le barriere non sono solo architettoniche, ma anche mentali; per fortuna ormai, cominciando dalla scuola, le cose stanno cambiando: l’inserimento dei disabili nella vita scolastica è una realtà sempre più diffusa che non considera più i deficit, ma cerca di incrementare le abilità residue, tanto che adesso non si parla più di disabili , ma di “diversamente abili”. Naturalmente l’argomento è molto più vasto e andrebbe approfondito maggiormente, ma in questo caso è importante puntualizzare che, nonostante la presenza di una menomazione la disabilità dipende dall’attività che il soggetto deve esercitare e l’handicap esprime lo svantaggio che ha nei riguardi di altri individui (i cosiddetti normodotati) in tale attività.
Ad esempio il paraplegico di cui si parlava in precedenza avrà certamente un handicap quando si tratti di giocare a calcio, ma non ne avrà praticamente nessuno nel far uso di un personal computer (cosa che ad alcuni risulta invece molto difficoltosa), quindi se si prendono in considerazione tante attività potremmo giungere alla conclusione che ognuno di noi potrebbe essere svantaggiato in qualcuna di queste, allora a questo punto chi è il “diversamente abile”?
Prof. Enzo Schiano Di Cola – Redattore Informa