Bellezza, Salute
La ritenzione idrica: conoscerla e combatterla in poche mosse.
Che il nostro corpo sia principalmente costituito da acqua e che essa sia essenziale perché tutti gli organi ed apparati possano funzionare al meglio è cosa ben nota a tutti.
D’altronde se il sangue, le cui numerose funzioni sono tutte indispensabili per la vita, è un liquido , anche le cellule hanno necessità di una grandissima percentuale di acqua al loro interno.
Il corpo umano è costituito prevalentemente da acqua in quanto è l’elemento più presente e nell’adulto corrisponde a circa al 60% del proprio peso corporeo.
L’acqua è distribuita in proporzioni variabili a seconda del tessuto di cui parliamo , ad esempio i denti sono costituiti per l’ 11% di acqua, mentre i muscoli ne contengono ben il 77%. Lo scheletro circa il 38%.
La fisiologia ci insegna che i corretti rapporti della distribuzione dell’acqua dovrebbero essere i seguenti:
tra il 40-45% nel compartimento extacellulare e quindi di conseguenza tra 55-60% nell’intracellulare.
Questi due compartimenti , tra l’altro sono destinatari dei soluti più importanti del nostro corpo ovvero sodio (Na) e potassio (k) e precisamente il sodio nella parte extracellulare e il potassio nella intracellulare.
Sempre la fisiologia ci dice che nella normalità (salute) il compartimento intracellulare non è soggetto ad importanti variazioni perchè la vita stessa della cellula dipende proprio dalla capacità di mantenere invariata questa condizione (definibile come omeostasi).
Le variazioni avvengono nel compartimento extracellulare e da qui allora è finalmente possibile dire e valutare lo stato di idratazione corporeo.
Considerando l’intero corpo in funzione dell’acqua avremo le seguenti definizioni:
- Acqua totale (in un soggetto sano circa il 60-70% del peso corporeo)
- Acqua intracellulare (55-60% dell’acqua totale)
- Acqua extracellulare 40-45% dell’acqua totale)
La valutazione dello stato idrico corporeo si riferisce dunque solo al compartimento dell’extra cellula e così avremo la possibilità di definire che la ritenzione idrica è presente solo quando l’acqua extracellulare è oltre il 45%.
L’acqua e il sodio corporeo vengono mantenuti in equilibrio da meccanismi omeostatici, nervosi e ormonali, e assicurano che l’apporto idrosalino e l’escrezione sodica e dell’acqua siano eguali.
Condizioni patologiche possono alterare l’equilibrio idrosalino sia attraverso un meccanismo diretto su uno o più di questi meccanismi omeostatici e sia attraverso un’alterazione dell’apporto o delle perdite di acqua e sodio.
Un eccesso del contenuto idrico totale del corpo si verifica quando l’apporto di acqua supera le perdite che si verificano attraverso il rene e la cute.
L’eccesso idrico è improbabile in presenza di una funzione renale normale, eccetto nelle situazioni in cui si ha un aumento dell’apporto di acqua determinato da disturbi psicologici o, raramente, da malattie che interessano l’ipotalamo.
Le cause di ridotta escrezione d’acqua sono riportate nella tabella seguente
TABELLA
Cause di ridotta escrezione di acqua
Compromissione della funzione renale
Cirrosi epatica (ipoalbuminemia)
Insufficienza cardiaca
Sindrome nefrosica(ipoalbuminemia)
Deficienza di glucocorticoidi
Inappropriata secrezione di ormone antidiuretico(ADH)
Che cos’ è
Con il termine ritenzione idrica si indica un accumulo di liquidi negli spazi interstiziali (quelli tra cellula e cellula). Tale accumulo causa edema, ovvero un gonfiore anomalo di determinate zone del corpo che sono maggiormente predisposte.
Molte donne attribuiscono erroneamente alla ritenzione il proprio sovrappeso ignorando che, in assenza di patologie importanti, il contributo della ritenzione idrica sull’aumento di peso è tutto sommato marginale. E’ invece vero il discorso contrario; è cioè il sovrappeso a rallentare la diuresi e favorire la ritenzione idrica.
L’acqua corporea totale viene mantenuta costante grazie all’azione dell’ormone antidiuretico (ADH) e dalla sensazione di sete.
Il sodio è quantitativamente il catione più importante nello spazio extracellulare. Esso viene perso dall’organismo attraverso il sudore e le urine. La prima modalità non è regolabile ed è determinata solo da particolari condizioni ambientali.
Le cause
Le cause delle ritenzione idrica possono essere molteplici e talune anche molto gravi. Tra queste, alcune patologie cardiovascolari o renali, patologie della vescica o del fegato e anche reazioni allergiche.
Fortunatamente, nella maggior parte dei casi si tratta di squilibri dovuti soltanto a uno stile di vita non corretto e a cattive abitudini alimentari.
Eccessiva sedentarietà, fumo, abuso di alcolici o di caffé, così come una alimentazione troppo ricca di sale sono fattori che possono causare ritenzione idrica, oltre a cattiva circolazione.
Infine anche alcuni farmaci possono dare ritenzione di liquidi, per esempio, antinfiammatori, cortisonici, estroprogestinici.
IGIENE DI VITA
Si deve ricordare che all’origine della ritenzione c’è spesso una stasi della circolazione venosa e linfatica.
Per ottenere miglioramenti della situazione in breve tempo, è consigliabile praticare uno sport come il nuoto o fare regolarmente passeggiate a passo sostenuto e nel contempo evitare di stare a lungo in piedi senza muoversi.
Inoltre l’attività fisica previene o riduce il sovrappeso che, rallentando la diuresi, favorisce la ritenzione idrica. Il movimento, purché sia eseguito regolarmente e con razionalità, contribuisce infatti a riattivare e rinforzare il microcircolo. L’esercizio più indicato in questi casi è una sana e tranquilla passeggiata. La corsa, l’aerobica, lo spinning, il sollevamento pesi, e più in generale gli sport che prevedono frequenti impatti con il terreno (pallavolo, tennis, jogging, corsa) sono invece controindicati.
Una valida alternativa è rappresentata dal nuoto e dalla bicicletta (poco utile quella tradizionale, meglio utilizzare il modello “recline” con le gambe che pedalano in orizzontale anziché in verticale). Anche esercizi propriocettivi e di mobilizzazione della caviglia sono indicati in caso di ritenzione idrica causata da insufficienza venosa.
Al termine della seduta lo stretching abbinato ad esercizi di controllo respiratorio eseguiti con le gambe in alto, favorisce il ritorno venoso e l’eliminazione delle tossine prodotte.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante: è essenziale mangiare in modo sano, evitando tutti i cibi salati (salumi, formaggi stagionati, pesce affumicato, salatini, frutta secca tostata e salata) e aumentando al contrario il consumo di frutta, verdura, formaggi freschi, cereali integrali.A causa dell’alterata circolazione venosa e linfatica insieme ai liquidi ristagnano anche numerose tossine che alterano un metabolismo cellulare già compromesso dal ridotto apporto di ossigeno e nutrienti.È quindi consigliabile seguire a intervalli regolari una dieta disintossicante particolarmente ricca di liquidi (tè, tisane drenanti, succhi di frutta) e di vegetali. A differenza di quanto si potrebbe pensare, per combattere la ritenzione idrica è necessaria una corretta idratazione. L’acqua deve diventare una fedele compagna e come tale va portata sempre con sé. Una corretta idratazione è infatti una delle soluzioni più semplici ed efficaci per combattere la ritenzione idrica. Bisogna pertanto sforzarsi di consumare almeno un paio di litri di acqua al giorno. In generale è buona regola aumentare le dosi quando il colore delle urine è troppo scuro e/o di cattivo odore (per esempio nel periodo estivo o più in genere quando si fa sport e si suda molto).Alcune bevande alcoliche e non (come aranciate, bibite, cola, succhi di frutta, birra, caffè zuccherato, tè ecc. ) oltre a fornire acqua apportano anche altre sostanze che contengono calorie (zuccheri, alcol) o che sono farmacologicamente attive (ad esempio caffeina).
Queste bevande vanno quindi usate con moderazione. E’ invece consigliato l’utilizzo di acque oligominerali o minimamente mineralizzate.Probabilmente all’inizio, specie se si è abituati a bere poco, l’aumentato introito idrico stimolerà la diuresi, un po’ come succede quando l’acqua scivola da un vaso di fiori rinsecchito che viene annaffiato dopo un lungo periodo di tempo. Bevendo frequentemente ed in piccole quantità il corpo imparerà tuttavia ad assorbire una maggiore quantità di acqua un po’ come succederebbe per il terreno arido.
Dott. Mario Memoli
Specialista in Oncologia
Dirigente Medico Medicina Urgenza
Azienda Ospedaliera Universitaria
S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona
SALERNO