Eventi, Salute
Al via “Le Giornate della Scuola Medica Salernitana” con il Convegno “Medicina e Letteratura”
Al via “Le Giornate della Scuola Medica Salernitana” con il Convegno “Medicina e Letteratura“
Con il Convegno “Medicina e Letteratura”, il 25 ottobre ha preso il via l’edizione 2012 de “Le Giornate della Scuola Medica Salernitana”. La Sala Conferenze dell’Ordine dei Medici di Salerno ha ospitato gli interventi di eminenti studiosi del tema medico-letterario.
Il presidente dell’Ordine dei Medici, Bruno Ravera, nei saluti introduttivi ha sottolineato la valenza scientifica degli incontri in programma durante le “Giornate”, nel tentativo di andare verso una medicina “traslazionale” che costituisca “un’apertura al futuro, secondo una nuova concezione del medico che voglia portare il flusso di informazioni dall’ammalato al laboratorio di ricerca. … I temi della medicina e letteratura affrontati nel primo convegno” – nota il presidente – “sono solo apparentemente indipendenti. Impossibile recidere il collegamento certo che la medicina costruita su basi scientifiche e sperimentali ha con la cultura umanistica, il cui insegnamento perenne fu tramandato proprio dalla Scuola Medica Salernitana”. Imperituri ed immutati riferimenti per la professione medica restano Ippocrate, Galeno e lo stesso Parmenide.
Giuseppe Armocida, docente Storia Medicina-Università Insubria di Varese e moderatore del convegno, ha ricordato l’adozione del “buon senso comune” nello stile di vita, tra i “cardini della Scuola Medica Salernitana” ed il ruolo di reciproco “nutrimento” della medicina e della letteratura, da sempre in rapporto di “incontri, incroci ed interazioni costanti”.
In seguito ai saluti del Prorettore dell’Università degli Studi di Salerno Maria Galante, è intervenuto lo scrittore e poeta Omar Pirrera il quale, citando gli studi del grande Pietro Ebner, ha ripercorso la storia della ricerca scientifica della Scuola Eleatica e di Parmenide, stavolta in veste di medico e non solo filosofo, come conosciuto dalla maggioranza. Lo scrittore ha poi illustrato i contributi delle diverse scuole mediche dell’antichità, da quella “sicula” a quella “egiziana” ed i principali rituali e credenze.
Fabio Stok, professore ordinario di Letteratura Latina all’Università degli Studi Tor Vergata di Roma, ha affrontato il tema della “peste” nella letteratura. “La peste è stato un tema presente in maniera massiccia in letteratura” – nota Stok – ” quasi sempre inteso nel senso generale di “malattia-evento disastroso”. Omero come Livio, abbinando l’epidemia alla morte degli animali, nelle loro opere hanno inteso la peste come “intervento punitivo divino”. L’idea del “contagio” è stata successiva in letteratura.
Dell’epidemia di peste a Napoli del 1656 ha parlato David Gentilcore, Professore di Early Moderm History all’Università degli Studi di Leicester (Inghilterra). Ne “La Spada della Misericordia” scritta dal sacerdote e drammaturgo Francesco Gizzio, vengono narrati con tocco comico e a tratti “carnevalesco” gli aspetti più significativi della risposta napoletana e delle autorità all’epidemia del 1656, tra devozioni e sanità pubbliche. Protagoniste dell’opera di Gizzio, figure quasi grottesche e ridicole di beccamorti, come Sardella, e deputati alla ricerca di misure adeguate per fronteggiare l’emergenza come Francuccio.
Il Direttore dell’U.O. Complessa di Medicina Interna – Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, Francesco Sgambato ha spiegato la primogenitura dell’eponimo “sindrome di Pickwick” associata all’ipoventilazione alveolare cronica, ritrovandola in un’opera di Osler nel lontano 1906, che citava un caso clinico del 1889 con notevoli similitudini rispetto al personaggio obeso citato da Dickens nei suoi “Pickwick Papers”. Diventa fondamentale il “vocabolario” anche per i medici laddove semplici refusi di stampa rischiano di creare “nuove branche della medicina”.
Nel pomeriggio, con la moderazione di Fernando Gombos, docente emerito di Clinica Odontoiatria e Stomatologica, Francesco D’Episcopo, docente Letteratura Italiana Università Federico II di Napoli, ha descritto il tema della “malattia d’Amore” e della medicina nell’opera del Masuccio Salernitano e le “fiere passioni” che hanno animato le donne protagoniste delle sue novelle costruite sulla “funzione terapeutica del piacere”.
Stefano Arieti, docente Storia Medicina – Università di Bologna, ha offerto un’ampia panoramica sulla figura dei medici nella letteratura ebraica, a partire dalla Tanach sino ai generi letterari satirici medievali di origine sefardita. Nel 600-700 i “medici-rabbini-poeti” costituirono un fenomeno socioculturale. Si sviluppò anche un genere encomistico perché grazie al Collegio Veneto degli Artisti moltissimi ebrei ed acattolici riuscirono ad ottenere “addottoramenti” in medicina. I medici da sempre sono stati un “ponte” tra il ghetto e la società all’esterno.
Con Gianni Iacovelli, Presidente Accademia Nazionale Storia Arte Sanitaria di Roma, è stata ripercorsa la vita del Goethe segnata dalla costante passione per le scienze biomediche. Figura “universale” di letterato e studioso, Goethe ha trasfuso le sue conoscenze mediche anche nella redazione del Faust, l’opera che lo impegnò per una vita.
Infine Giuseppe Lauriello, Primario emerito di pneumologia Ospedale G. da Procida – Salerno, ha ritrovato nelle stravaganti e misteriose opere della “Scapigliatura” la trattazione dello stato morboso letterario “per antonomasia”: la tubercolosi. Da Tommaseo a Verga, accompagnate da lugubri, dettagliate e torbide descrizioni, si susseguono le morti dei protagonisti affetti dalla malattia.