Corpometraggi
Le malattie non si verificano nel corpo bensì nella vita
Le malattie non si verificano nel corpo bensì nella vita. La localizzazione -nel corpo- di un disturbo, è dunque poco eloquente sul perché e sul per come la malattia s’è fatta strada. Ma senza il suo perché ed il suo ‘per come’, essa diventa evento casuale, sprovvisto di senso, che appare solo ad un organismo e non ad un uomo con una storia e un destino.
Lo sguardo medico non incontra più un essere umano, non legge una biografia e una vita, ma una patologia. L’oggettività dei sintomi non ha bisogno di essere rinviata ad un ambiente, a un ricordo, a un progetto, ma ad un quadro clinico. L’individualità non pesa nell’analisi e nell’evoluzione della sofferenza, ma scompare in una grammatica di segni e di sintomi con cui il medico classifica entità morbose predeterminate.
Nel corso della formazione medica, una presunzione tecno-meccanicistica tende a ridurre l’uomo ad una macchina, negandogli Intenzione, Accadimento e Storia. Il mondo della vita gradatamente scompare e, con esso, quel corpo inserito in un tempo, in un luogo, in una storia ‘sociale’, ed al suo posto subentra il corpo biologico, risultante dalle analisi di laboratorio e dalle moderne tecniche di diagnostica per immagini, che offrono quella conoscenza oggettiva che oscura la trama profonda -soggettiva- della malattia, ciò di cui soprattutto si soffre.
La relazione medico-paziente non funziona perché il corpo del paziente non è il corpo che il medico vede, e perché il dolore che il paziente narra non coincide con il male che il medico cerca. Il dolore è un vissuto soggettivo, e si offre come un evento totale difficilmente localizzabile. Fuoriesce dai confini del corpo e pervade l’intera vita, modificando la qualità delle relazioni, la forma degli affetti, il ritmo delle attività, la considerazione di sé, fino a rendere tematica la figura della morte che lo stato di salute nasconde e sospende. Il male invece è un dato oggettivo, localizzabile nei confini del corpo, che si lascia esprimere in quel linguaggio tecnico che il paziente tenta poi di riprodurre grossolanamente, senza riuscire a vedervi riflesso neppure un frammento del suo dolore. Questa distanza incomunicabile tra il linguaggio narrativo del paziente e il linguaggio scientifico del medico, si riferisce dunque a due nozioni di corpo completamente diverse.
…continua a leggere l’articolo a pagina 15 del numero 18 di Informa – Ecologia del Benessere
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Catello Parmentola – Psicoterapeuta