Approfondimenti, Sondaggi
Fare il medico: le ragioni di una scelta
Nel corso del 2012 nasce il Progetto 25 su un’idea originale del Dr. Nicola Provenza che ha poi saputo aggregare attorno alla sua idea vari professionisti e istituzioni. La scuola, in primis, coinvolgendo i ragazzi prossimi al diploma e che sono il target della ricerca di cui di seguito si darà conto.
La strutturazione del questionario, le domande, le ipotesi base della ricerca sono state discusse con la sociologa, Dott.ssa Franca Grosso, insieme alla quale è stato redatto il report finale.
Gli esiti della ricerca hanno rappresentato uno degli argomenti discussi nella giornata di studio svoltasi in partnership con la Rivista Informa e l’Ordine dei Medici della provincia di Salerno, dal titolo “Ruolo e prospettive della figura professionale del medico” dedicata al Prof. Mario Coltorti .
REPORT—-
Fare il medico è una professione che riscontra ancora molto interesse: questo è senza alcun dubbio un dato di fatto. E le motivazioni, le ragioni, appunto, trovano spesso una gran quantità di luoghi comuni o di sentito dire sulla strada dei vari tentativi di comprensione.
Non è detto che tutti siano falsi o inventati, ma non è detto che si debba restare sul vago od unicamente sulla percezione del proprio vissuto.
Così, per tentare di capire meglio su cosa spinge oggi alla scelta di un percorso di studio che mira alla cura delle persone (e non solo delle malattie) ci siamo chiesti: possiamo andare più a fondo? E ce lo siamo chiesti nel corso dei preparativi del Convegno “Ruolo e prospettive della figura professionale del medico” che ha previsto una intera mattinata dedicata all’incontro con gli studenti sul tema, appunto, della motivazioni che guidano questa scelta.
In questo tentativo di comprensione ci viene in aiuto il metodo dell’indagine sociologica. Come tutte le indagini ha i limiti classici del campione e della veridicità delle risposte date. Ma non ci sarebbe la ricerca stessa sulle opinioni della gente se non volessimo correre questi rischi.
Abbiamo perciò predisposto un questionario che è poi stato somministrato agli alunni di alcuni istituti scolastici. Il tema prioritario che ci interessava sondare con il questionario erano le motivazioni che inducono i giovani a scegliere la facoltà di medicina, sia per la professione medica che altre professioni sanitarie. E si è indagato anche sulle opinioni che a questo punto della crescita e della maturazione si sono fatti i giovani su questa professione e sulla funzione che essa svolge (e/o dovrebbe svolgere) e quindi sulle prospettive del loro prossimo futuro.
Il contesto preso in considerazione è la città di Salerno con tre istituti scolastici superiori: un Liceo classico (T. Tasso), un liceo scientifico (da Procida) e uno psicopedagogico (Alfano I) .
Le classi interessate all’indagine sono state solo le quinte, quelle cioè più prossime alla scelta della facoltà, anzi quasi nell’imminenza dato che la rilevazione è avvenuta tra fine marzo e metà aprile del 2012. Per un totale di 503 questionari validi.
La popolazione scolastica della città di Salerno, da dati reperiti in rete, relativi all’anno precedente 2011 è la seguente (tabella 1)
Popolazione studenti Istituti superiori Salerno città – anno 2011
Età |
Maschi |
Femmine |
M+F |
15 |
667 |
646 |
1.313 |
16 |
741 |
645 |
1.386 |
17 |
722 |
738 |
1.460 |
18 |
809 |
783 |
1.592 |
Una popolazione di 17enni composta da 1460 ragazzi (uomini e donne) e 18enni 1592 ragazzi. Considerando che le ultime classi sono frequentate da ragazzi di fascia d’ età più alta, (confermata anche dalla rilevazione raffigurata nel grafico 5) possiamo affermare che il campione rappresenta circa un terzo della popolazione interessata, ragion per cui possiamo ritenerlo, tutto sommato, valido dal punto di vista numerico.
La ripartizione degli intervistati tra i diversi Istituti scolastici è riassunta nel grafico 3, con 139 all’Alfano I, 256 al da Porcida, 108 al Tasso (grafico 1). La ripartizione per sesso vede le femmine in vantaggio con 289 femmine su 210 maschi. La residenza fa registrare una netta prevalenza di residenti in città, 75%, contro un 14% residenti nella provincia a sud ed un 8% a nord (grafico 2)
Grafico 1
Grafico 2
Abbiamo ritenuto interessante capire se in famiglia ci fossero medici, per capire se può esserci un eventuale condizionamento familiare. La ripartizione tra chi ha e chi non ha parenti medici è praticamente simmetrica: 47,71 di si, contro un 50,30 di no.
Conclusa la parte anagrafica passiamo alle risposte del sondaggio vero e proprio.
Alla domanda se nella scelta prossima della facoltà avessero preso in considerazione l’eventualità di iscriversi a Medicina il 32% ha detto sì, l’11% è orientato verso altre professioni sanitarie, il 46% verso altre facoltà, un 7% non prosegue gli studi, e un 4% ancora indeciso (grafico 3). Deduciamo che le professioni di interesse sanitario e/o d’aiuto alla persona sono un 43%, una bella fetta se la si confronta con le altre facoltà che tutte insieme raccolgono un 46%.
Grafico 3
A quelli che hanno dichiarato interesse per la prosecuzione degli studi in campo sanitario abbiamo posto la domanda se ci fossero stati eventi che hanno inciso sulla decisione. Anche qui in campione è quasi equamente ripartito tra un 47,11% che dice di sì, ed un 49,5% che dichiara no.
Quando abbiamo chiesto di precisare cosa avesse influenzato tale interesse, una buon numero (dati assoluti e non percentuali) ha dichiarato che i media hanno suscitato tale interesse in 82 casi su 237 (molto citata la serie del dr. House e Gray anatomy). In 58 casi ciò che ha influito è stato un evento di malattia vissuto da persone care e in 24 casi una malattia o incidente accaduto a sé stessi; in 52 casi una persona in famiglia ha dato un incitamento o comunque un imput nella scelta e in 21 casi l’imput è venuto da persone esterne.
Grafico 4
Veniamo ora al cuore del problema. La domanda è stata posta a tutti indipendentemente dalla loro scelta di studi futura, ed è stata la seguente: “Quale di queste ragioni ti sembra la più appropriata per effettuare questa scelta?” Tra le varie possibili risposte è stata richiesta una scelta unica per identificare con chiarezza la motivazione principe.
L’opzione più spesso selezionata, quasi il 57% dei casi, ha optato per i motivi umanitaria; il 27% ha indicato l’interesse scientifico per lo studio della patologie; un 8% è più orientato ai benefici di tipo economico optando per un lavoro ben remunerato; ed un 3,58% ritiene che sia il ruolo sociale della figura sanitaria ad avere importanza Conforta questa dichiarazione così netta di una nobiltà di intenti ritenuta necessaria, imprescindibile per svolgere questa professione accompagnata dall’interesse per la tipologia di studi che totalizza un 84%. (grafico 5)
Grafico 5
A fronte di questa dichiarazione così netta fanno da contraltare altre considerazione più “pratiche” quando si passa all’attualità. Infatti quando si chiede loro “secondo te chi oggi fa il medico per quale motivo ha scelto questa professione?” le risposte sono ben altre e quasi invertite (grafico 6). Oltre il 40% ritiene che le motivazioni siano dettate dai vantaggi economici e sociali, mentre l’impegno per chi soffre (i motivi umanitari) sono solo un 22, 47; un 14% la ritiene una scelta dettata dalla famiglia e solo il 12,7% lo fa perché ha una propensione per gli studi scientifici. Il quadro che ne emerge sulla “percezione” della figura del medico oggi appare piuttosto molto connotata da una lettura cruda della realtà, non propriamente positiva.
Grafico 6
Per concludere l’indagine si è pensato che questa occasione potesse essere utile anche per una lettura della realtà organizzativa delle strutture sanitarie chiedendo “Hai mai avuto esperienza diretta delle strutture sanitarie?” includendo anche occasioni tipo accompagnare un parente ad una visita o per un ricovero. Chi l’ha fatto ha espresso un giudizio molto netto: nella scala da 1 a 10 la quasi totalità dei casi ha scelto un valore tra 5 e 6 (grafico 7). Ma non sono mancati anche i 7 e gli 8: nel complesso si potrebbe dire “promossi con qualche rimandato”.
Grafico 7
L’ultima domanda del questionario semistrutturato mirava ad indagare la consapevolezza della assistenza sanitaria come funzione sociale, ed è stato quasi un plebiscito (grafico 8). Infatti nell’82% dei casi hanno convenuto che certamente la sanità riveste uno dei ruoli più importanti per gli individui di una collettività. Un solo caso si è dissociato e un 17% ha dichiarato un imbarazzato “non so”.
Grafico 8
Conforta che anche un buon numero di giovani riconosca il diritto costituzionale della salute (con o senza crisi) ma ne sappia valutare anche il vantaggio per la collettività, dato che i costi per la “non salute” o di una “assistenza diretta ridotta ai minimi termini” sono elevatissimi in termini di vite umane che è un prezzo inestimabile. E, se proprio ci si vuol costringere a valutazioni economicistiche, non vanno trascurati anche le ricadute sociali nel medio – lungo periodo con i costi connessi.
La parte conclusiva del questionario è costituita da due domande aperte la cui decodifica necessita di un lavoro di classificazione più articolato e complesso che aggiungerà certamente ulteriori interessanti conoscenze.
Dott.ssa Franca Grosso – Dr. Nicola Provenza