Ricerca
Celiachia, ancora troppi pazienti senza diagnosi
La celiachia, l’intolleranza al glutine, è aumentata di 5 volte tra i bambini di tutto il mondo, a lanciare l’allarme è un recente studio italiano che ha fotografato per la prima volta con accuratezza un cambiamento geografico nei modelli di distribuzione della malattia.
Studi internazionali hanno evidenziato una frequenza media della malattia celiaca, che si assesta a circa l’1% della popolazione, e osservato come negli ultimi 25 anni l’incidenza sia aumentata di cinque volte, soprattutto in età pediatrica.
«I dati epidemiologici a disposizione della comunità scientifica tengono però conto solo del numero di pazienti celiaci diagnosticati clinicamente o rilevati tramite screening sierologici ed escludono il cosiddetto “icerberg celiaco” di pazienti non diagnosticati – precisa Alessio Fasano, direttore del Centro per la Ricerca sulla Celiachia dell’Università di Boston. Il rapporto tra casi diagnosticati e non diagnosticati infatti è ancora di 1/2 a 5 e per questo motivo sarebbe opportuno uno screening sempre più attento dei soggetti potenzialmente a rischio».
Dallo studio si evince che il tasso didiagnosi è estremamente basso a causa sia della scarsa disponibilità di servizi diagnostici, che di una bassa consapevolezza della malattia.
Secondo Carlo Catassi, professore di Pediatria all’Università Politecnica delle Marche e coordinatore del comitato scientifico del Dr. Schar Institute, il significativo cambiamento nelle abitudini di dieta e soprattutto nei modelli di alimentazione infantile influenzano lo sviluppo di celiachia in lattanti con familiarità celiaca.
Dalla mappatura epidemiologica si evidenzia come la malattia sia in aumento: «Ulteriori studi volti a chiarire il ruolo dell’alimentazione infantile nello sviluppo della malattia celiaca e a misurarne la prevalenza in nuove aree geografiche svolgeranno un ruolo strumentale fondamentale sia per aumentare la consapevolezza sulla celiachia – conclude Catassi -, sia per spiegare l’interazione tra gene e ambiente che guida l’epidemia in tutto il mondo».
Tommaso Venturi – Ricercatore