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Salute

La coppia e le sue emozioni in una gravidanza a rischio

Posted: 12/01/2015 alle 5:54 pm   /   by   /   comments (0)

Nel momento in cui si costituisce una coppia c’è un incontro oltre che di due individui singoli anche dei modelli di coppia ideale che ciascuno porta con sé. La semplice scelta del proprio partner risulta essere estremamente interconnessa con la storia familiare di ognuno dei due individui.

 

Infatti, solitamente il proprio compagno, viene scelto per “somiglianza” o per “differenza” con il genitore di sesso opposto. In questo modo, con la formazione della coppia, verranno riproposte dinamiche familiari che se non opportunamente superate con adeguate modalità di differenziazione, non consentiranno la possibilità di accedere ad un legame di coppia basato sull’empatia e sulla condivisione e che allo stesso tempo, consenta di esprimere la propria individualità.
La costruzione di una coppia con talune caratteristiche rappresenta la fase necessaria, ma non sufficiente, per l’accoglimento adeguato di un nascituro. Di fatto, nel momento in cui si profila la possibilità di avere un bambino c’è un passaggio di fase del ciclo di vita della coppia che passa dall’essere una diade coniugale, all’essere una triade familiare.
Dal punto di vista psicologico, la prima differenza da fare è quella tra l’essere generativi e l’essere genitori. La generatività infatti è il frutto di un atto, che non si inquadra necessariamente in una cornice di senso temporale; esso può essere compiuto anche senza premeditazione o consapevolezza, senza intenzionalità.
La genitorialità che invece è il risultato di un processo, si articola nel tempo e può comportare degli ostacoli alla sua acquisizione, delle inadempienze, dei vissuti di rifiuto, di abbandono, di non accettazione.
Un neonato o ancor di più un feto, ancor prima di venire al mondo, dal punto di vista psicologico è carico di grandi aspettative da parte di entrambi i componenti della coppia; tali aspettative originano dalle insoddisfazioni legate alla storia di vita di ognuno.
Quindi, la prima cosa da capire è il valore che ogni componente della coppia attribuisce a quella determinata gravidanza.

Esiste una prima differenza legata all’appartenenza sessuale. Le donne, legano la maternità ad un istinto incontrollabile; gli uomini alla possibilità di perpetuazione del proprio patrimonio genetico oltre che alla perdita della priorità relazionale con la propria partner. Ma la concezione del concepimento è legata, anche alle storie individuali , alle sovra strutturazioni sociali e ai miti familiari.
Un figlio, pertanto, per alcuni genitori, si veste di un valore più grande del dono stesso della vita, ovvero la possibilità di vivere di nuovo o per meglio dire di nascere un’altra volta, dando una nuova riedizione alla propria esistenza.
E’ possibile, vivere un figlio come un’”opportunità”, come uno strumento di dimostrazione delle proprie capacità di persona, in primo luogo e di genitore in secondo luogo. In un contesto di siffatte caratteristiche sono evidenti le frustrazioni che possono avere origine dalla diagnosi di gravidanza a rischio o ad esito infausto.
Si verificano, sovente delle circostanze in cui la coppia, non abbia raggiunto un adeguato livello di maturità affettiva e di differenziazione dalla proprie rispettive famiglie di origine. In questi casi, non sarà in grado di concepire il nascituro se non all’interno di un rapporto simbiotico, con uno dei due membri. Il neonato molto probabilmente, assurgerà al ruolo di riempimento di un vuoto affettivo, ancestrale, che esisteva prima ancora del suo concepimento.
Da parte del ginecologo, concentrarsi in primo luogo su quello che rappresenta per ognuno dei due componenti della coppia il nascituro, consentirà di verificare, in prima istanza, l’esistenza di un vissuto non ancora elaborato ed incarnato dal bambino stesso. Sarà il ginecologo, dopo una prima attenta valutazione a determinare se sarà necessario l’invio della coppia ad uno specialista, ma il suo inquadramento, sarà di sicuro di notevole aiuto per la coppia stessa, in questa prima fase.

Un’altra componente che il ginecologo può approfondire è quella dell’idea che i coniugi hanno di sé stessi come eventuali genitori. Qual è secondo loro, la componente che ogni buon genitore dovrebbe possedere?
In questo modo, oltre che essere un considerevole stimolo alla riflessione, il ginecologo, può essere anche uno stimolo alla reciprocità e al sostegno. Inoltre, auto-analizzandosi, si consente l’apertura di scenari interiori legati al proprio ruolo di figli, oltre che alle relazioni coi propri genitori.
Ad esempio, può accadere che per un coniuge l’idea di essere genitore sia legata all’”amore incondizionato”, mentre per l’altro sia invece legato all’idea del “dare per ricevere” appagamento delle proprie limitazioni.
Già ponendo, queste semplici domande, si sosteranno i coniugi, nel difficile cammino che li attende in questi casi, perché è anche possibile che si scoprano, posizioni completamente antitetiche senza possibilità di raggiungere compromessi. Ma essenziale, per scoprirlo è comunicare, su tematiche delicate e profondamente intime.
Quali dinamiche può instaurare nella coppia la diagnosi di un eventuale rischio o problematicità legata alla nascita stessa?
In una coppia dove si persegue un’ideale di perfezione, tanto esasperato da includere al suo interno, l’idea stessa che la coppia ha di sé, può accadere che non si accetti il bambino, ma ancor più che non si accetti l’idea “imperfetta” di non essere capaci ad accettarlo.
In una coppia di questo genere è possibile che la modalità relazionale che potrà essere applicata sia quella del nascondersi agli occhi dell’altro coniuge, per paura del suo giudizio. Ci si nasconde dietro un’ideale di perfezione, si sconfina nella “complementarietà rigida”, dove i conflitti della coppia vengono negati così come anche la comunicazione che diventa falsata. In questo contesto di coppia, il ginecologo, dovrebbe porsi come facilitatore di comunicazione tra i due, stimolando ad un tipo di comunicazione, quanto più approssimabile alla verità intrapsichica. Il ginecologo dovrebbe poi, discutere insieme alla coppia, sulle possibilità di accettazione o meno dell’evento, prendendosi anche l’impegno di ventilare le eventuali difficoltà che deriveranno dalla crescita del neonato. In questi casi , la vera sfida che si apre alla coppia è quella di accettare l’inaccettabile. Quando si nasce con un handicap, la vera difficoltà è proprio quella di accettare che col tempo, con la crescita e lo sviluppo, non accadrà che le cose muteranno. La vera sfida sarà, accettare la cronicità di convivere con una problematicità.
E’ poi possibile che si definiscano posizioni differenti da parte dei due coniugi, dove l’uno sia più proteso all’accettazione e all’altro al rifiuto. Anche in casi come questi la componente di utilità funzionale per il ginecologo, sarà quella di spogliarsi, dalle vesti di giudice, di moralizzatore, ma di porre i coniugi in una condizione di libera espressione delle proprie idee e concezioni, seppur controverse e opposte. Piuttosto che stimolare necessariamente ad un incontro obbligato, tra coniugi che si muovono in posizioni antitetiche, è consigliabile che il conflitto se esistente, emerga. In condizioni di questo tipo dove l’accettazione è presente solo da una delle parti, non deve esserci giudizio ma sostegno e facilitazione di espressione. Il ginecologo, dovrà sempre mettere entrambi nella possibilità di scegliere, profilando per entrambe le scelte, le eventuali conseguenze ad esse associate. Infatti nei casi di diagnosi infauste, la mancata elaborazione del problema da parte dei genitori, le idee differenti dei coniugi, rappresenteranno delle variabili di aggravamento del problema, di contro, l’inesistenza delle stesse, sarà motivo di miglioramento della condizione di vita del bambino.
E’importante che il ginecologo, non colluda con nessuno dei due coniugi, e soprattutto non colluda con l’intenzione che spesso sottende queste problematiche, ossia quella di andare alla ricerca delle cause e delle colpe, o al contrario la spasmodica e fantasiosa ricerca di soluzioni miracolistiche.

Simona Novi*
Centro Studi Psicosoma- Salerno
Psicologa- Psicoterapeuta

Bibliografia
M. Malagoli Togliatti, A.Lubrano Lavadera, Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia, Il Mulino, Bologna, 2002
M. Malagoli Togliatti, U. Telfener, Dall’individuo al Sistema,Bollati Boringhieri, Torino, 1991, 2010.