Corpometraggi
Dell’origine del desiderio
…quel bastione di anime in pena
venute a lui perché egli nomini il loro Desiderio.
(J. Lacan)
C’erano una volta l’Uomo e la Donna. E camminavano ancora -come tutti gli animali- ‘a quattrozampe’. Ed avevano quindi ‘naturalmente’ i genitali scoperti da dietro, genitali –dunque- ‘liberi’ e felici. La femmina d’Uomo ‘chiamava’ il maschio d’Uomo ogni volta che era il Tempo dell’Amore. In quel tempo non c’erano ancora le parole ed altre complicazioni. Orpelli, sovrastrutture e tutte le stronzate varie che ci hanno rovinato dopo: la femmina chiamava il maschio semplicemente, ‘direttamente’, con il suo meraviglioso Estro, il rigonfiamento dei suoi genitali e tutta l’aria attorno ‘riempita’ dai suoi effluvi. L’Estro femminile dava il Tempo dell’Amore: il maschio la riempiva da dietro, la femmina lo accoglieva. Lo facevano come tutti gli animali: da dietro. Senza guardarsi, senza giudicarsi, senza inibizioni, senza transazioni, godendosi solo. L’Estro chiamava l’Amore e l’amore rispondeva al richiamo, arrivando da dietro.
Poi, un brutto giorno, cominciarono a muoversi le montagne, a spaccarsi le rocce, e l’Uomo e la Donna dovettero riparare a valle. Ma a valle la vegetazione era altissima e non consentiva di vedere per tempo l’arrivo predatore delle fiere. E l’Uomo e la Donna dovettero allora farsi alti per guardare oltre la vegetazione e potersi meglio difendere. Nello stesso tempo in cui si allungarono i colli alle giraffe, l’uomo e la donna conquistarono la posizione ‘eretta’. La posizione eretta nascose però i genitali della femmina che, reclusi, si intristirono e presto smisero di ‘cantare’ al mondo il loro Estro, quando arrivava il tempo dell’amore. La femmina perse il suo Estro, il maschio restò senza il richiamo d’amore.
Così, i loro Corpi non seppero più quando incontrarsi. L’amore, senza l’estro, aveva perso quell’orologio con cui la Natura gli indicava il tempo.
Il maschio d’Uomo e la femmina d’Uomo avrebbero rischiato di non incontrare più l’uno il corpo dell’altro e la Specie Umana sarebbe finita lì, in quel triste tempo senza amore.
Oppure, senza l’Estro, un orologio a indicare il tempo giusto, i Corpi avrebbero potuto incontrarsi troppo, incontrarsi sempre, dimenticando la caccia e tutto quanto potesse garantire la sopravvivenza.
Se il maschio e la femmina fossero stati solo nell’incontro dei loro corpi, come nell’Impero dei Sensi, allo stesso modo dunque, avrebbero rischiato l’estinzione della Specie.
Fu a quel punto che la Natura, per evitare questi rischi esiziali, dovette per forza regalare all’Uomo un altro Orologio che, al posto del perduto Estro, regolasse il tempo dell’Amore.
Questo bellissimo orologio tutto nuovo, questo regalo preziosissimo (davvero il più prezioso dei regali) è il Desiderio. Non c’è nulla al mondo di più importante del Desiderio, perché, senza il Desiderio, si sarebbe rischiata l’estinzione della specie. Tutto il resto viene dunque dopo.
Il Desiderio ha ridato all’Uomo il tempo giusto per l’amore, garantendogli la preservazione e lo sviluppo della Specie. Ha costituito la prima esperienza dell’Uomo ‘staccata’ dal Corporeo e, quindi, la prima istanza culturale e il primo Segno Distintivo dagli altri animali, ancora ‘a quattrozampe’ ed ‘estrosi’.
Con il Desiderio dunque ha inizio la Cultura, la storia culturale dell’Uomo, una sua dimensione mentale di diverso livello rispetto all’animalesco contingente corporeo, un suo pensiero superiore.
Dal Desiderio conseguono quasi tutti i termini definitori dell’Uomo.
Il Desiderio è il Paradigma Fondativo della nostro essere umani, essere Esseri Umani. È il paradigma della nostra funzionalità e della nostra ‘salute’. Ogni Ostruzione al Desiderio è un paradigma disfunzionale, una misura dell’insano e dell’inumano.
Tant’è vero che la distanza dal proprio desiderio è, per gli psicoanalisti, il criterio definitorio di ogni primo inquadramento psicodiagnostico. Ricomporre con il proprio desiderio, individuando e rimuovendo ciò che ‘ostruisce’, è il fine ultimo di ogni processo terapeutico
Ogni volta che sono di fronte ad un nuovo paziente, non sono interessato a tutti gli squallidi e improbabili armamentari delle classificazioni psicodiagnostiche. Lo guardo parlare più ancora che sentirlo parlare e mi chiedo solo: qual è il suo Desiderio?