Approfondimenti, Studi e Ricerche
Le trappole della rete
Che il web cioè la rete, cioè i social network cioè internet e i suoi strumenti (pc e smarthphone) siano potenziali mezzi di dipendenza lo avevamo capito da tempo.
Ciò nonostante la massa di utenti che non possono farne a meno aumenta in maniera esponenziale giorno per giorno, minuto per minuto. E purtroppo anche grazie a questi si arricchisce anche il panorama dei disturbi connessi al loro abuso che si ripercuotono in maniera negativa sulla salute delle persone e sulla loro sfera relazionale.
Solo per fare una breve sintesi delle più comuni addiction inerenti questo campo che sono vere e proprie patologie troviamo: il workaholism (dipendenza da lavoro che lo smtph certamente favorisce); la ludopatia, l’uso compulsivo del gioco, sia d’azzardo che video gioco, le dipendenze da telefono cellulare.
Secondo la Dott.ssa Michela Romano del centro medico S. Agostino di Milano se ne osservano diversi tipi: c’è la dipendenza da sms, quella da nuovo modello, gli esibizionisti che si concentrano sugli accessori e mostrano con orgoglio il telefono, i game players che lo utilizzano prevalentemente per i giochi, e poi c’è la sindrome SCA (sindrome da cellulare sempre acceso) che scatena il terrore di restare col telefono scarico per cui diventa indispensabile avere sempre una batteria di riserva.
E poi c’è la sindrome di hikikomori che in giapponese significa “ritiro”. Chi è affatto da questa patologia si ritira gradualmente dal mondo e si tende a privilegiare solo ciò che accade in rete e con la rete. E’ una vera patologia che alle sue estreme conseguenze (fortunatamente al momento rare) può anche portare alla morte e che colpisce prevalentemente giovani ed adolescenti. I sintomi sono: progressivo isolamento sociale (il ragazzo si chiude nella sua stanza e trascura anche scuola, studio, cibo, ecc.), depressione, incapacità di comunicare anche con i suoi coetanei se non via internet, letargia, disturbi ossessivo compulsivi. Il ritiro dal mondo reale fa sì che costoro si costruiscno una realtà virtuale, una vita artificiale parallela che man mano sostituisce quella reale.
C’è chi sostiene che la situazione di disagio dell’individuo precede il manifestarsi della patologia e che il rifugio nella rete non è la causa ma l’effetto di una incapacità/rifiuto di gestire relazioni e sostenere la pressione di una società complessa e difficile. E allora ci si allontana come ci si potrebbe rifugiare nell’alcool o nella droga. Con l’equivoco che, però, questo uso di internet dà l’illusione di essere “in contatto” con il mondo.
D’altra parte il contesto che viviamo induce e favorisce anche l’uso sempre più frequente di internet e quindi anche il manifestarsi di questa tipo di patologia. In quanti modi e in quante occasioni oggi usiamo internet? Tanti modi e per quasi tutte le necessità, cioè sempre. Per lavoro ma non solo, dal banking, al trading, al booking, alla corrispondenza, alla fatturazione delle utenze, ultimo arrivato anche con lo SPID (sistema pubblico di identità digitale). Per non parlare delle mode che ogni tanto colonizzano il web come la Pokemon mania.
E’ quasi una trappola: da un alto è estremamente “comodo” utilizzare il PC e il web per le nostre incombenze, senza fare file e senza uscire di casa, comodamente seduti al nostro tavolo, dall’altro, però, questo ci costringe a restare incollati al tavolo (o allo smartphone) per sempre più tempo con il rischio di trascurare una sana attività fisica e di relazione: potrebbe capitarci perfino che un “salto” in banca o in posta ci avrebbe fatto incontrare un amico con cui prendere un caffè e fare una piacevole passeggiata. La prossimità resta un valore irrinunciabile.