Salute
L’ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa colpisce il 25% della popolazione adulta mondiale. E’ noto che il 66% delle malattie gravi (ICTUS-INFARTO-INSUFFICIENZA RENALE) sono di origine vascolare ed una cura efficace dell’ipertensione e dei fattori di rischio riesce a far scendere la mortalità di queste malattie anche del 47%. Tuttavia, l’ipertensione di solito è subdola ed il paziente non viene sempre curato dall’inizio ed efficacemente. Risulta pertanto fondamentale la valutazione della stadiazione dell’ipertensione ed il rischio globale cardiovascolare.
Tra le cause dell’ipertensione, nella maggior parte dei casi confluiscono molti fattori: genetici, ambientali, comportamentali (quali il fumo, lo stress, il diabete e l’obesità) e organici .
Le cause organiche sono responsabili solo di circa il 10% delle ipertensioni e sono principalmente dovute a:
- malattie delle arterie renali
- malattie dei reni
- coartazione aortica
- neoplasie del surrene (aldosterone, adrenalina e noradrenalina)
- neoplasie ipofisarie (cortisolo)
- apnee ostruttive del sonno.
Queste cause organiche di solito sono refrattarie alle cure per l’ipertensione, ma tramite esami del sangue, ecografie, ecocolordoppler, TAC, RMN, vengono diagnosticate e curate, a volte definitivamente.
Non accade così per l’ipertensione senza causa apparente, detta “ipertensione essenziale”, associata principalmente ai fattori ereditari, ambientali e comportamentali, che deve invece essere curata a vita.
La diagnosi di tale malattia viene effettuata tramite una semplice misurazione della pressione arteriosa, mediante uno strumento detto sfigmomanometro. La pressione massima dipende dalla contrazione cardiaca, mentre la pressione minima dipende dalla circolazione delle piccole arterie. Una pressione di massima superiore a 120 ed una pressione minima superiore ad 80 (>120/80) viene considerata pre-ipertensione. Nei pazienti con fattori di rischio, una pressione di 130/80 è già considerata ipertensione da trattamento medico. Un valore di pressione di 140/90, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), è considerata ipertensione di primo stadio. Esistono quattro stadi dell’ipertensione, definiti da consensus mondiali (OMS e le diverse società dell’ipertensione), ad ognuno dei quali è associato un adeguato trattamento anti-ipertensivo.
Queste nuove soglie di definizione dello stato ipertensivo, più basse delle precedenti, sono state introdotte a causa dell’elevato numero di complicanze alle quali andavano incontro i pazienti prima considerati “normali”.
Quando vi sono misurazioni di pressione variabili si ricorre alla misurazione dinamica per 24 ore, detta Holter pressorio, all’eco-cardiogramma ed alla valutazione globale del rischio cardiovascolare, prima di programmare il trattamento anti-ipertensivo.
La terapia medica di solito va monitorata da medici specialisti, in base alle linee guida fornite dai consensus internazionali.
Per prevenire un trattamento medico che, come indicato in precedenza, generalmente è “a vita”, sono tutti concordi nell’affermare che l’attività fisica moderata contrasta sia gli errori dello stile di vita che lo stress continuativo mentale dei tempi moderni, co-fattori principali dell’ipertensione arteriosa essenziale.
Dott. Juan Battista Adesso
Medico Endocrinologo