Salute, Sociale
La sanità tra crisi e metamorfosi: quale futuro?
Nel 2050 gli over 50 aumenteranno del 35%, mentre triplicheranno gli over 85; la spesa sanitaria salirà dal 9 al 16% del pil al 2020. In Italia il tasso di dipendenza della popolazione anziana, calcolato come il numero di persone oltre 65 anni sulla popolazione in età da lavoro (20-64) salirà dall’attuale 25 al 60% nel 2050.[1]
La lettura di questi dati è entusiasmante, in prospettiva la nostra aspettativa di vita è sempre maggiore, ma ciò nonostante, la sostenibilità del nostro sistema sanitario è messa a dura prova dai costi sempre più ingenti volti a garantire salute e benessere all’intera collettività.
Analizzando la fotografia dell’attuale mondo sanitario è quasi impossibile non accorgersi che la medicina, il sistema sanitario, così come è articolato non può andare avanti e nonostante le riforme, per l’esattezza tre in oltre trent’ anni, continua a procedere verso una strada apparentemente senza uscita e di non facile ritorno.
Allo scopo sarebbe opportuno fermarsi e riflettere su quale sarà il futuro del sistema sanitario e della medicina e quale prospettiva futura per il mondo sanitario. Sostenendo che il sistema sanitario in continuo sottofinanziamento corre il rischio di un fallimento e che le aziende sanitarie puntano prevalentemente al risparmio, finanche a risparmiare sulle prestazioni, non è un azzardo; ma non poniamo riflessioni su come risolvere i problemi.
La prospettiva in sanità non è mai lineare, si deve confrontare con i diversi conflitti connaturati nella società in cui viviamo, dove la promozione della salute rappresenta, un processo globale “orientato alla trasformazione delle condizioni sociali, ambientali, culturali, economiche e strutturali e al rinforzo delle capacità e dei livelli di autonomia delle persone nelle scelte che hanno un impatto sulla salute individuale e collettiva”.[2]
Anche se paradossalmente, le stesse istituzioni nate per promuovere salute e benessere non sempre garantiscono parità di condizioni, un esempio per tutti l’asimmetria di cura tra il Nord e il Sud, o ancora tra Ospedale e Ospedale della stessa Regione.
Ovviamente se l’offerta non soddisfa, la domanda causa conflitti di non facile risoluzione. Sarebbe utile riflettere prospettando il futuro della sanità in maniera funzionale, ponendo attenzioni sulle trasformazioni che gradualmente stanno modificando la nostra società, come ad esempio la trasformazione del paziente: lo stesso paziente che aveva la virtù di pazientare, aveva un atteggiamento nei confronti della vita e della morte, in un certo senso rassegnato, fatalistico, nella sua filosofia il dolore era una parte determinante della propria malattia; oggi tutto questo è profondamente cambiato, basti pensare alle cure palliative introdotte per legge per non far soffrire il malato terminale.
In sostanza, quello che era un paziente è diventato un “esigente”[3], titolare di diritti, sa che paga per avere delle prestazioni pubbliche, è uno che legge i giornali, ha una certa cultura, è uno che prima di andare dal medico , si informa, è uno che domanda, ha delle aspettative, decide, sceglie e non vorrebbe mai morire!
Concludendo, molteplici sono le variabili che hanno fatto sprofondare la sanità in un baratro di profonda crisi, dagli esempi precedentemente citati, al paradigma di cura bio – molecolare tutt’oggi applicato e incentivato nella pratica medica, nonostante superato dalla medicina centrata sulla persona; dalle lobby politiche alle caste dei professionisti; e come se non bastasse, la nostra realtà in Campania riverbera la crisi sanitaria nazionale, ovviamente amplificandola. Ne è prova il piano di riassetto della rete ospedaliera recentemente approvato dalla Giunta Regionale atto ad una razionalizzazione della spesa.
In buona sostanza per noi utenti, clienti, pazienti, “esigenti” resta la possibilità di contribuire al mantenimento del nostro sistema sanitario, invidiato da tutti i Paesi Occidentali, adottando stili di vita più responsabili, per evitare di incorrere in situazioni di cronicità già in giovane età a causa di alcool, droghe, etc., ed ancora, il fatto che esistono realtà dove la sanità funziona meglio che in altre, significa senz’altro che si può migliorare.
In ultimo, ciascuno è chiamato ad impegnarsi in prima persona, ad essere responsabile, a non pensare che tanto ci penserà qualcun altro. Questo vuol dire essere protagonisti della sanità che cambia.
Dott. Adolfo Stellato
Coordinatore S.A.I.O.T. dell’A. O. U. I. “S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona”
[1] V. Reding UE C commissioner information society
[2] empowerment for health
[3] Cavicchi “Ripensare la Medicina”