Nutrizione, Salute
Alimenti funzionali associati ad un paziente diabetico
Il motivo di questa connessione risiede nel fatto che numerose ricerche scientifiche legano il consumo di alcuni alimenti o pattern alimentari ad un ridotto rischio di sviluppare malattie cronico-degenerative come il diabete.
Il diabete mellito è un disordine metabolico caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo di carboidrati, lipidi e proteine. Per non incorrere nei potenziali danni del diabete e per ridurre la sintomatologia tipica della patologia, si può fare ricorso ad una dieta alimentare specifica in grado di tenere a bada il livello glicemico del sangue senza privare però il paziente dei nutrienti necessari per il benessere dell’organismo.
La convergenza di questi due principi ci riporta al concetto di alimenti funzionali i quali non sono intesi solo come fonte di energia ma anche come strumento in grado di influenzare beneficamente alcune funzioni biologiche e/o ridurre il rischio di malattie. Ciò che rende tali gli alimenti funzionali è la loro composizione in probiotici, prebiotici, grassi, fibre, estratti vegetali, vitamine e minerali tra i quali, ai fini della cura e prevenzione del diabete, meritano particolare attenzione le catechine presenti principalmente nel thè verde e appartenenti alla categoria dei flavonoidi. Il thè verde vanta difatti proprietà insulino-simili-ipoglicemizzanti che fanno che si che questa bevanda possa rientrare nella tipica dieta di un paziente diabetico insieme ad altri alimenti a basso indice glicemico ricchi di fibre e di zuccheri complessi.
I carboidrati devono rappresentare il 50-60% della fonte calorica alimentare giornaliera con una minore assunzione degli zuccheri semplici a favore di quelli complessi. Questa differenza è dovuta al fatto che i carboidrati complessi, data la loro struttura, hanno un indice glicemico più basso risultando pertanto evidente che i due fattori sono strettamente connessi tra di loro. A dimostrazione di ciò è stato effettuato uno studio che ha valutato l’IG degli gnocchi di patate rispetto a quello del pane. A parità di contenuto in carboidrati disponibili, fibre, amido resistente e viscosità, gli gnocchi di patate evocano una risposta glicemica più bassa rispetto al pane, una proprietà dovuta alla diversa struttura fisica dell’alimento, molto più compatta negli gnocchi e meno accessibile agli enzimi amilolitici. Sulla base di questa e di altre evidenze gli amidi resistenti sono dunque consigliati nel paziente diabetico proprio perché resistono all’azione dell’amilasi e di conseguenza evitano l’incremento della glicemia. A tal proposito esistono diverse tecnologie mirate a modificare la digeribilità dell’amido e a ridurre l’IG di alcuni alimenti; un esempio di questo tipo di strategia è il processo adoperato per la produzione del riso parboiled. Il processo consiste nel sottoporre i chicchi di riso ad un trattamento con vapore ad alta pressione in grado di portare alla formazione di uno strato di amido retrogradato e di far sì che il parboiled rispetto al sopraffino risulti avere un indice glicemico più basso.
Alla stregua di quanto detto finora anche le fibre rientrano come componenti d’elezione nella terapia diabetica risultando utili al miglioramento dell’ambiente intestinale la cui disbiosi risulta connessa ad importanti fattori di rischio del diabete; a questo riguardo sono fortemente consigliati i cereali integrali. Quest’ultimi contengono una grande quantità di fibre insolubili a differenza di quelli raffinati i quali, essendo privati della crusca e del germe, vengono depauperati di molti costituenti biologicamente attivi (come fibre, oligosaccaridi, vitamine, minerali, fitosteroli, fitoestrogeni e polifenoli) che hanno la capacità di migliorare la resistenza insulinica, agendo con meccanismi differenti ma con effetto sinergico.
A fronte di questa panoramica è possibile, dunque, affermare che un’alimentazione sana e a basso indice glicemico sia la strada giusta per l’ottenimento di un buono stato di salute non solo in individui affetti da diabete ma anche in individui sani.
Dott.ssa Serena Colella – Biologa nutrizionista