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Antiginnastica: il corpo come Luogo di identità

Posted: 09/11/2013 alle 4:50 pm   /   by   /   comments (0)

L’Antiginnastica è un metodo che si propone di superare il disagio che deriva dalla rappresentazione diffusa del corpo come un oggetto separato da sé, alieno e passibile di manipolazione, mediante la riscoperta del corpo stesso come un luogo di identità, nel quale è iscritta la storia di ciascuno e dove sia possibile ritrovarsi e rinarrarsi.

Imparare ad ascoltare il proprio corpo diviene, in questo modo, una via d’accesso privilegiata a una condizione di salute, equilibrio e benessere psicofisico, che consente di elaborare in maniera più serena anche le esperienze di sofferenza, trasformandole in risorse. Abitare il corpo, poter sentire finalmente il piacere e la gioia di stare nella propria pelle, significa anche percepire se stessi e gli altri in maniera più positiva e fiduciosa, consentendo relazioni più armoniose e soddisfacenti.

Ognuno, col suo tempo, attraverso movimenti che aiutano a riconoscere e a sciogliere le tensioni muscolari, può vivere una sensazione di maggiore unità, sperimentando la possibilità di costruire, su di sé e nel lavoro con gli altri, dialoghi possibili tra muscoli, emozioni e pensieri. È un lavoro che privilegia il ‘sentire’, lo ‘stare’, anziché il ‘fare’, e in questo stare si apre una dimensione di presenza, di silenzio e di piena vitalità. Qui salute e bellezza coincidono, e non si riferiscono all’essere ‘in forma’, cioè conformi ad uno stereotipo, ma significano armonia, integrazione, cura, informazione, dialogo tra le differenti parti di Sé (dello psiche-soma), dunque anche conoscenza.

Quando mancano queste condizioni, ci sentiamo frammentati e divisi, per esempio non riusciamo a  prendere una decisione: “la testa mi dice che devo andare in una direzione, ma il cuore mi batte forte e il respiro si accorcia”. La consapevolezza di sé, che questo lavoro rende possibile, si fonda su una conoscenza esperienziale, sensoriale del corpo, vissuto come luogo di conoscenza che ha in sé un formidabile potenziale di auto guarigione.

Spesso ci accorgiamo di una parte del nostro corpo, per esempio la cervicale, solo quando fa male. Il dolore allora è il segnale che ci spinge ad occuparci di quella parte, a cercare di sapere cosa ci vuole dire, a informarci su cosa sta succedendo. Una mano (la propria) può andare verso la nuca, a sentirla e avvolgerla, contenerla, calmarla. E siccome spesso una tensione alla nuca si accompagna ad una rigidità della spalla che si mantiene sollevata, allora la mano può scivolare anche sulla spalla, sentirne la rotondità con il palmo, carezzarla calorosamente, dolcemente, alleggerirla, confortarla…

… continua a leggere l’articolo a pagina 10 della nostra rivista

Maria De Cola – Psicologa

www.antigymnastique.com

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