Sociale
Benessere ed emulazione. I modelli negativi come ciliegie avvelenate
Capita di vedere giovani, e non solo, (anche sotto il sole) fare jogging con l’iPod nelle orecchie. E viene da chiedersi: staranno emulando qualche divo di Hollywood in qualche film? Sono noti i danni prodotti dalle sostanze anabolizzanti ma alcuni ragazzi che praticano sport li usano comunque.
Sembrerebbe che non sia rimasto molto degli ideali dei giochi olimpici immaginati da de Coubertin, cioè mezzo per raggiungere uno stato di salute “globale” che educa corpo e spirito (mens sana in corpore sano) e promuove la competizione sportiva come confronto leale in contrasto con la distruttività della guerra.
Spesso quello che è pensato per il bene, e il benessere, si trasforma in qualcosa di nocivo. J. Robert Stevenson ha descritto molto bene questo fenomeno ne “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr Hyde”. Attraverso una narrazione fantastica, ma al tempo stesso realistica e intrigante, mette in evidenza la duplicità della natura umana, fatta inscindibilmente di bene e male, di sano e malato che coesistono, con deliri e tormenti, nella stessa persona.
È inevitabile fare considerazioni sulla forza accattivante e seduttiva, del male che ha mezzi comunicativi efficacissimi. E’ pervasivo, contagioso, convincente con l’argomento forte dei suoi stessi risultati. Un modello di vita senza scrupoli gratifica con beni materiali: ville, yacht, lusso. I comportamenti corretti, invece, sono faticosi e quasi sempre mortificati, e così le sconfitte del bene sono più frequenti delle sue vittorie.
E’ ovvio, pertanto, che cattivi esempi, anche banali, come scavalcare una coda di auto, o chiedere una raccomandazione, si fanno imitare e, man mano, la fila dei furbi si ingrossa. Poi… è un attimo, una trasgressione tira l’altra, come “ciliegie avvelenate”: le cose degenerano, prendono la mano, a “nostra insaputa”, in una vertigine che toglie l’orientamento e la misura. Passare dallo scavalcare una fila, a truccare i bilanci è solo questione di tempo e averne l’occasione. La corruzione, il crollo delle borse, la crisi, il sistema delle tangenti, il crimine organizzato: tutto può iniziare con poco.
E’ stato così con la tangentopoli degli anni 90, ed oggi si ripropone.
E’ stato così che nel 2008 grandi banche mondiali si sono “incartate” nel vicolo cieco di bolle immobiliari, junk bonds e mutui subprime; poi complessi meccanismi finanziari mixati nel frullatore dell’economia mondiale, hanno fatto il resto fino al crollo delle borse. E oggi ci risiamo.
E’ stato così che qualche azienda delocalizzando qua e là nei “paesi emergenti” ha imposto un modello di cattiva globalizzazione, esportando uno sviluppo malato usando manodopera ai limiti della schiavitù, portando alla chiusura aziende sane. Ergo, crisi ovunque nel mondo.
Ed è così che un consumismo ingordo induce un eccesso di rifiuti e porta a scelte energetiche a forzata iperproduttività come il nucleare, con conseguenze suicide sul pano della sostenibilità: Fukushima insegna.
Questi casi, seppur diversissimi, hanno come denominatore comune l’avidità che genera una escalation folle con danni incalcolabili, specie se accompagnata da ignoranza – stupidità. E sembrerebbe che ai posti di comando oltre l’avidità sia l’inettitudine il requisito di accesso, dato che non si apprendere dagli errori del passato.
Quindi sostenere la causa dell’onestà è “causa persa”? Resistere alla pressione di modelli “vincenti” è da pazzi o da eroi? Ancora oggi “vox clamantis in deserto”, come recita il Vangelo? Ma è follia sostenere la causa dell’agire onesto? Oppure è vero il contrario: sono stupidità ed avidità a renderci ciechi?
Nel racconto di Stevenson, Mr Hyde (il male) ha la meglio sul Dr Jekyll. La pozione, divenuta inefficace a riportare Jekyll alla sua natura originariamente benigna, conduce la vittima alla morte.
Se si guarda più in là del naso non è difficile capire che le emulazioni del male ci porteranno dritti verso l’autodistruzione.
“Vincitore: Nessuno”, decreta Joshua, il sistema computerizzato che nel cult movie degli anni ‘80 Wargames, effettuando simulazioni dei vari scenari di guerra USA – URSS conclude che l’esito del “gioco”, in qualsiasi modalità si compia, sarà sempre perdente, e quindi « L’unica mossa vincente è non giocare. »
Non è sciocco buonismo, ma pura necessità parlare di etica dei comportamenti. Se si alimentano solo furberie, disonestà, avidità, ed illegalità, la nostra vita e il mondo avrà poche chance. Se vogliamo dargli, e darci speranza, non possiamo far altro che giocare pulito, seguendo e dando solo buoni esempi. Non abbiamo un’altra scelta.
Dott.ssa Franca Grosso – Sociologa