Formazione
Benessere: possibile senza identità e consapevolezza?
La parola è affascinante: ben-essere. Non c’è dizionario che non ne segnali i sensi immediatamente percepibili. Alludono tutti allo stare bene in salute, distinguendo tra quella fisica e quella psichica. A chi non è mai capitato di “sentirsi bene” fisicamente, ovvero avere la consapevolezza che tutto fosse a posto, che anche gli organi interni stessero funzionando benissimo, eppure avvertire un leggero malessere interiore?
Ecco che si profila l’esigenza di godere anche di ottima salute interiore. Il cervello umano sa come farlo, producendo sostanze chimiche, e verificare se tutto procede con ordine: è in grado di auto pensarsi. Quindi è chiaro il senso del termine: benessere è uno stato di grazia in cui si sta bene integralmente.
Psiche e soma … Tutto ciò non basta. Il termine ha assunto altri significati e si è esteso sino al punto da travalicare la persona, per giungere a riferirsi alla società: Società del benessere, a esempio. Vi è stato un chiaro stravolgimento di sensi: non più il corpo e la mente dell’essere umano al centro della parola, bensì quel che si possiede, che dà il senso del benessere collettivo. Questione di reddito, dunque, e di beni, di cose che in senso giuridico possono essere oggetto di compravendita. Tema attualissimo. Eppure la parola si attesta, ovvero si è affermata nell’uso quotidiano, nel secolo XVI.
Risulta evidente come oltre cinquecento anni abbiano fatto un baffo a questo insieme di lettere e sillabe, un sostantivo maschile che si ripartisce e si accenta così: be-nès-se-re. Quell’accento dice come vada letta la seconda e: aperta. Fenomenale. Utilissimo per gli attori che recitino in italiano. Tutto ciò ci lega in maniera indissolubile a un territorio, alle altre persone, a chi ci ha preceduto, sapendo coniare nuovi termini, ma spesso usando il Latino, il Greco, il Francese, lo Spagnolo, l’Albanese, il Russo … altri gruppi linguistici, i cosiddetti ceppi. È cultura. È solo l’insieme di esperienze, di storie, di scambi commerciali e, inevitabilmente, di prestiti e scippi di parole straniere rielaborate, assimilate nel tempo, nuovamente scambiate.
Per questo è intollerabile l’idea che Madre Terra possa essere divisa in continenti e le varie nazioni divise da confini. Non esistono queste differenze e le parole lo dimostrano. Il laboratorio di scrittura creativa internazionale, progettato assieme alla associazione-casa editrice PRAGMATA, Roma, diviso in tre sezioni:
1. Curso básico de escritura creativa (lengua italiana)
Conducción: Monica Palozzi
2. Curso básico de escritura creativa (lengua española – “Argentina / Sudamericana”)
Conducción: Daniel Gaitán
3. Curso de escritura de obra teatral, cinematográfica y escenificación (lengua italiana)
Conducción: Alessia Orlando e Michela Orlando
ha lo scopo di intervenire nella vita di chi vorrà partecipare per delineare radici, fornire un albero culturale che getti rami nuovi, superando i confini teorici, per avere più consapevolezza culturale e, quindi, per trarre maggiori sensazioni di benessere dalle parole. I programmi sono consultabili qui.