Nutrizione, Salute
Binge Eating: quando il cibo diventa una ossessione.
“La fame di testa a me arriva sempre dopo mangiato, soprattutto se pranzo o ceno da sola; è come se, lì per lì, il cibo ti attraversi senza riempirti. Il vuoto non sta realmente nello stomaco, ma più intorno a me e cerca di schiacciarmi; e come posso evitare di rimanere schiacciata se non rimpinzandomi fino ad occupare più spazio possibile?
Il problema, poi, è che occupando più spazio si ha anche più visibilità, e questa per un grasso non è sempre gestibile. Comunque, il cibo è un compagno che non ti giudica, ti soddisfa, ti fa compagnia ma alla fine ti tradisce, lasciandoti chili e chili di solitudine…Di solito, la mia è una fame di dolce: è come se avessi la bocca sempre amara, così come vedo amara la mia vita…”.
E ancora, un’altra persona: “Io non ho mai fame, non ho mai sentito la pancia brontolare. Il mio peso è dovuto alla mia noia: mangio perché non ho nulla da fare. La cosa assurda è che mangio senza gustare, velocemente. La mia vita è frenetica, non so stare senza far niente e, a volte, penso sia meglio così altrimenti mi farei sempre più grassa. Non riesco ad assaporare la mia vita e questo vale anche per il cibo, perché per me mangiare un piatto di pasta o una fettina di carne è uguale…”.
Queste sono le dolorose testimonianze di chi, pur con aspetti diversi, soffre di Binge Eating Disorder (BED) o Alimentazione Incontrollata una malattia poco conosciuta, pur essendo la più diffusa tra i disturbi del comportamento alimentare. Il BED, di cui soffre, approssimativamente, dall’1 al 5% della popolazione mondiale, colpisce più le donne rispetto agli uomini, con un rapporto all’incirca di 3 a 2 ed insorge relativamente tardi, nell’età adulta, 30-35 anni. Essenziale per l’inquadramento diagnostico di BED è la presenza dell’episodio di abbuffata compulsiva, caratterizzato dal mangiare in un determinato periodo di tempo (per esempio nell’arco di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in uno stesso periodo di tempo in analoghe circostanze, sperimentando la sensazione di perdita del controllo (non poter smettere di mangiare o non poter controllare cosa o quanto si stia mangiando). Secondo i criteri diagnostici del DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) gli episodi di binge devono ripetersi con frequenza di almeno 2 volte alla settimana per 6 mesi e si associano ad almeno tre dei seguenti caratteri:
- mangiare molto più rapidamente del normale;
- mangiare fino a sentirsi sgradevolmente sazio;
- mangiare grandi quantità di cibo in assenza di sensazione fisica di fame;
- mangiare da solo per evitare l’imbarazzo derivante dagli eccessi alimentari;
- provare disgusto di sé, vergogna o intensa colpa dopo un’abbuffata.
Il BED, come qualsiasi disturbo del comportamento alimentare, ha una base psicopatologica comune caratterizza da distorsioni cognitive nei confronti del cibo, del peso e delle forme corporee e da comportamenti autoprescrittivi nei confronti del cibo. Si può manifestare dopo un fallimento relazionale, o una crisi di identità; può nascere da un confronto sul luogo di lavoro e ha alla base un senso di fallimento profondo. La paura è la condizione cronica del paziente: paura della vita, di non essere all’altezza, di essere inadeguati, di venire abbandonati, rifiutati. Il soggetto Binge, che appare come la classica persona obesa o notevolmente sovrappeso, non conosce la mezza misura, la moderazione, eccede: la quantità di cibo diventa la sua ossessione. Egli esibisce attraverso il proprio corpo il disagio interiore che l’ha causato. Il grasso diventa la propria corazza per nascondersi e negarsi emozioni che restano inespresse, seppellite sotto un “sovrappeso” di 30, 40 chili di dolore. Il cibo è un mezzo, viene utilizzato come anestetico, come uno psicofarmaco.
Il processo terapeutico è lungo, caratterizzato da una forte ambivalenza; da un lato il paziente vorrebbe uscire dalla sua condizione dall’altro, egli stesso, boicotta regolarmente ogni progresso (sono i tipici soggetti yo-yo: fanno una dieta, perdono 25 kg per poi recuperarne 30 in breve tempo).
Il BED richiede, analogamente a ciò che accade per gli altri disturbi del comportamento alimentare, un approccio multidisciplinare di tipo integrato che preveda la presenza di una rete terapeutica e un lavoro di equipe tra nutrizionista, medico e psicologo capace di motivare, consigliare ed indirizzare un paziente “difficile”. La terapia prevede programmi personalizzati che integrino la valutazione clinico-metabolica-strutturale con la dimensione nutrizionale-psicologica-comportamentale in modo da stabilire per ogni paziente le strategie più opportune.
Di fronte alla complessità e alla drammaticità del problema, in conclusione, questi versi di Gibran, siano spunto di riflessione per tutti e, soprattutto, parole di speranza per chi soffre di questa triste condizione, e vincendo la tendenza a mantenere segreto il proprio problema, voglia intraprendere un cammino graduale e progressivo di riabilitazione nutrizionale e di psicoeducazione: “Nacqui una seconda volta, quando la mia anima ed il mio corpo si innamorarono e si sposarono”.
Dott.ssa Mariarosaria Galdi, PhD
Biologo Nutrizionista