Salute
Bonus psicologo, cosa non sta funzionando: l’Osservatorio di Serenis
Con l’obiettivo di aprire un nuovo e concreto dibattito a partire dal basso, la piattaforma di psicoterapia e supporto psicologico online Serenis ha lanciato un sondaggio che ha coinvolto 262 persone, tra appartenenti alla comunità scientifica e non, in interazione con lo strumento.
La scarsità dei fondi messi a disposizione, le tempistiche di distribuzione e la poca chiarezza delle informazioni fornite dall’INPS hanno danneggiato il potenziale del bonus psicologo, il sussidio introdotto alla fine del 2021 e riconfermato nella nuova legge di bilancio 2023: è quanto emerge dall’dall’Osservatorio Oltre il bonus psicologo[1] della piattaforma di psicoterapia online e centro medico autorizzato dall’ATS Serenis su un campionario di 262 persone, appartenenti alla comunità scientifica e non, in interazione con lo strumento.
Del totale degli intervistati, oltre 8 persone su 10 hanno affrontato in passato un percorso di psicoterapia o supporto psicologico. Il 74,8% del campionario lavora nel settore del benessere mentale, principalmente nel ruolo di psicoterapeuta (95,4%) e di psicologo (1,5%). Al quesito Hai chiesto il bonus psicologo?, l’84,7% dei risponditori si è espresso in maniera negativa per mancanza di requisiti, divergenza di visione o difficoltà di comprensione procedurale. Solo il 15% tra chi, invece, ha fatto domanda (15,3%), l’ha ottenuto.
Bonus Psicologo, 7 cose che non funzionano secondo l’Osservatorio Serenis
In generale dalla società è stato apprezzato il cambio di direzione e l’importanza attribuita per la prima volta al tema della salute mentale a livello istituzionale. Il tutto sempre nella convinzione che si tratti solo di un primo passo in questa direzione, e a confermarlo sono i dati: solo il 4,2% degli intervistati, infatti, si dice pienamente soddisfatto dell’iniziativa.
Ma come può migliorare questa manovra spartiacque? Dopo aver vagliato le riflessioni raccolte con la survey Oltre il bonus psicologo, Serenis ha evidenziato 7 elementi ottimizzabili, a partire proprio dai feedback ricevuti, con l’obiettivo di dare nuovo respiro a un dibattito a partire dal basso:
- Scarsità dei fondi: i 25 milioni di euro stanziati dal Governo per il 2022 che hanno generato 395 mila richieste e un totale di soli 41 mila beneficiari, con la conseguenza che solo 1 persona su 9 ha potuto usufruire del bonus.
- Selezione dei richiedenti: il problema sta nel far passare il benessere mentale come qualcosa dove “chi prima arriva meglio alloggia”, logica alla base della selezione dei richiedenti il bonus, tanto che, in maniera ironica, c’è chi ha commentato “TicketOne scansate”. In realtà, sostiene Serenis a seguito dei risultati della survey, il benessere mentale non dovrebbe essere considerato un premio, qualcosa a cui si accede per fortuna, ma un servizio disponibile per tutti, democratico e il cui unico criterio di selezione dovrebbe essere: chi ne ha bisogno.
- Comunicazione inefficace: dal “come funziona” al “a chi spetta”, le informazioni fornite dal sito INPS, istituzione al quale le persone avrebbero dovuto inoltrare le richieste del bonus in via telematica, non sono risultate chiare e di facile lettura secondo il 47,2% degli intervistati. Questo ha solo reso le procedure, di per sé farraginose, ancora più complesse, specie per quella fetta di popolazione meno avvezza alle nuove tecnologie.
- Mancanza di feedback: chi è stato escluso dalle graduatorie non ha trovato alcuna giustificazione alla propria estromissione all’interno della mail di esito, se non una serie di frasi preimpostate e poco coinvolte, lasciando aperti molti interrogativi come: “Avrò compilato bene la domanda?” oppure “Quali parametri non rispecchiavo?”.
- Tempistiche lunghe: dalla ricezione della richiesta alla sua accettazione, la burocrazia impone scartoffie infinite tra cui districarsi, che hanno allungato le procedure e complicato ulteriormente le difficoltà, estendendo il tempo di attesa tra la presentazione della domanda e (l’eventuale) ottenimento del bonus. Troppo tempo per chi necessita di supporto psicologico in un certo momento e si trova costretto a dover attendere i tempi della burocrazia.
- Mancanza di consapevolezza: bonus psicologo perché può essere somministrato da uno psicologo? In realtà, no. Al bonus psicologo, per legge, possono aderire solo gli psicoterapeuti. C’è una mancanza di consapevolezza generale – che deriva da un vuoto culturale – che porta erroneamente a sovrapporre le due figure e lo testimonia il nome stesso dell’iniziativa.
- Prospettive future: le risorse stanziate potrebbero ammontare a 5 milioni di euro per il 2023 e a 8 milioni di euro a decorrere dal 2024, con tetto ISEE a 50.000 euro. Una novità deludente perché porterebbe con sé ancora più esclusi e non contribuirebbe a rendere questa risorsa democratica e accessibile ai più, come auspicato invece da tutti coloro che lottano perché la salute mentale venga considerata alla stregua di ogni altra questione di sanità.
“Sin dal principio abbiamo visto il buono di questa iniziativa ma notato le sue mancanze e imperfezioni, non ultimo l’essere considerata un bonus, qualcosa di cui volendo si può fare a meno. La speranza è che questa manovra possa essere uno spartiacque per rendere, un giorno, il benessere mentale un’offerta pubblica gratuita e non un diritto alla salute di serie B, retaggio esclusivo dei pochi che se lo possono permettere e di chi ha vinto la possibilità di ricevere un bonus per un tempo prestabilito – commenta Daniele Francescon, co-founder di Serenis – Siamo felici di dare il nostro contributo, raccogliendo i feedback delle persone, perché iniziative di questo tipo siano sempre più efficaci nel rendere accessibile il benessere mentale: ecco perché lavoriamo basando ogni decisione e iniziativa sui dati oggettivi, sul fondamento scientifico che è anche ciò che contraddistingue Serenis e di cui andiamo orgogliosi”.