Arte e cultura
Come l’Arte può allargare la coscienza e far stare bene
Tu credi gran cosa questa bufera accanita che ci penetra nelle ossa; e lo sarà per te. Ma là dove si è abbarbicata una malattia più grave, la minore è appena sentita. Tu fuggirai un orso, ma se la tua fuga s’imbatte nel mare muggente, ti volgerai a sfidare il dente dell’orso. Quando l’anima è tranquilla, il corpo è sensibile; ma la tempesta che ho nell’animo mi rende sordo a ogni altro senso fuor che al male che mi strazia il cuore.
Re Lear, tragedia in cinque atti di William Shakespeare
La vertigine della visione, filo conduttore di una mostra a Sassoferrato
Abbiamo tentato in vari modi di comprendere.
Molti sono stati gli strumenti utilizzati: da bambine sembrò bastare mettere a forma di elle indice e pollice di entrambe le mani, avvicinarli contrapposti e, in quella cornice a forma di rettangolo, far risaltare parte del panorama visivo.
Crediamo che un esercizio del genere sia stato suggerito tanti anni fa, a Roma, all’allora giovanissimo fotografo Settimio GARITANO dall’immensa fotografa, di origini brasiliane, Elda LUXARDO (madre di Dario e nonna di Asia Argento).
Abbiamo tentato, dunque, in vari modi di comprendere.
Non c’è stato, sin qui, strumento di conoscenza migliore di quello rappresentato dalle varie declinazioni del pensiero artistico. Altrove abbiamo evidenziato che l’artista, mentre qualcuno lo millanta, lo sa davvero fare: egli vede al di là dei muri.
Avremmo dovuto aggiungere che vede anche al di qua, giacché spesso si può intuire cosa ci sia dall’altra parte, mentre le incognite più profonde ci riguardano, sono dentro noi.
Operazione difficile, complessa, un macigno della coscienza l’indagare sé stessa e scendere nel profondo, nel buio che ci pervade, che talvolta lascia libero il mostro che vi si cela. Non crediamo sia un caso che Dario Argento sappia farlo e che non abbia mai avuto problemi ad ammettere l’influenza di personaggi come Hitchcock, che diremmo Maestro dell’indagine interiore piuttosto che del brivido, e Fellini, che non perse mai il rapporto con il bambino che aveva in sé e che seppe usare magistralmente il mondo onirico.
Il tema, questo immenso tema, quello del titolo, si lega a quello della Verità e del percepibile, essendo più agevole declinare il verbo in tal modo che generalizzare. Parlare di percezione in generale, senza mille distinguo, sembrerebbe poter implicare la possibilità di dettare regole, di codificare e immaginare una umanità sintonizzata su lunghezze d’onda comuni.
Non è così.
Ogni essere è un Universo e nessuno potrà mai dire come l’altro, almeno uno solo, senta e veda, a esempio, i colori. Non è certo un caso se molti artisti abbiano voluto espandere la propria coscienza usando sostanze allucinogene. Operazione, questa, antica e dalla forte valenza religiosa.
A noi pare che possa bastare mettersi davanti a certi quadri per allargare a dismisura la propria coscienza e dilagare verso una comprensione altrimenti inarrivabile.
Maestri, sì; anche di vita, sono, lo sono in ogni cellula che pare siano tutte portatrici di energie creative, questi Artisti.
E non sono lontani.
Se anche, dissolta ogni traccia di rapporto personale, restasse di loro solo ciò che hanno prodotto, sarebbe ancora potente, e ben lontana dal cessare, la loro spinta verso la comprensione. E pensiamo a Lia DREI.
Grandi Artisti, dunque, i quali innestano un processo che non si ferma più. Così ci pare aver fatto anche William Shakespeare, intervenendo sui temi delle sofferenze umane e della Verità, nel suo Re Lear, relativamente alle prime, fa dire a Edgardo: Quando vediamo uomini a noi superiori che sopportano gli stessi nostri mali, non possiamo quasi più considerare nostre nemiche le nostre miserie. Chi soffre solo, soffre soprattutto nell’animo, lasciandosi alle spalle immagini di felicità e di gioia; ma lo spirito può sopportare molti dolori, quando si hanno compagni nel sopportare la nostra pena.
In Otello, invece, quasi come una eco di risposta, la voce di Iago erompe in un: Che eresia! Sono sette per quattro anni che medito sulle cose del mondo. E da quando ho imparato a distinguere un benefizio da un sopruso, non ho trovato un sol uomo che sapesse volersi bene.
E il Buffone, di nuovo nel Re Lear, irrompendo sul tema della Verità, sbotta: La verità è un cane da chiudere in canile.
Sulla verità, sulle difficoltà che si incontrano nel suo di-svelare, dunque, hanno speso il loro tempo anche grandi letterati ed è certamente un tema tanto attuale quanto rilevante, sia sul piano sociale che individuale.
Non mancano ragioni per dire quanto sia difficile rinvenirla e non manca neppure chi pensi che non esista. Tuttavia, non può che nascere dalle domande, da molte domande.
E i grandi Artisti sono anche agitatori di coscienze, fonti di domande.
Esistono.
Sono tra noi; le Mostre li mostrano: quel che vediamo è ciò che hanno avuto innanzitutto dentro al momento del gesto creativo e, anche se ognuno raccoglie il messaggio alla luce del proprio universo interiore, ti siedi (o resti in piedi; non conta nulla, giacché poi dimentichi quale posizione hai assunto), e ti accorgi che la Sindrome di Marie-Henri Beyle, ovvero di Stendhal, esiste davvero.
A una ognuna di noi è capitato di verificarlo, sia da sole che insieme. È accaduto a Grenoble (proprio la città di Stendhal) come ad Ajaccio; è accaduto a Roma, come a Valencia; è accaduto a Ginevra come a Baronissi e altrove; è accaduto! Non poteva che essere così, considerando che la dimensione spazio ha senso ben diverso dal nome che si è voluto attribuire a uno spazio geografico. Ciò ci ha spiegato che non esistono davvero i confini. La stessa lezione abbiamo colto in Opere dei Maestri Lia DREI e Francesco GUERRIERI e, adesso, questi, è a Sassoferrato (29 luglio, inaugurazione 17.30, Palazzo della Pretura).
Abbiamo ricevuto l’invito (si veda immagine) e letto nel sito del Comune di Sassoferrato:
“La forza visionaria degli artisti tema centrale della 61^ Rassegna Salvi – Ben sessantatre gli autori presenti al grande evento dedicato alle arti visive in programma a Palazzo della Pretura dal 29 luglio al 4 settembre
Sassoferrato, 14 giugno 2011 – Sessantatre artisti e le loro “idee visionarie” in mostra a Sassoferrato. Tanti sono i protagonisti della 61^ edizione della Rassegna Internazionale d’Arte/Premio “G.B. Salvi” , in programma a Palazzo della Pretura dal 29 luglio al 4 settembre prossimi. Un evento, la Salvi, che quest’anno propone tre mostre, distinte tra loro, ma legate da un unico filo conduttore: La vertigine della visione.
«Il progetto si sviluppa infatti su tre momenti espositivi – spiega il prof. Gabriele Simongini, curatore della Rassegna con la collaborazione della prof.ssa Silvia Cuppini – che hanno come protagonista la forza visionaria degli artisti, capaci di prefigurare gli scenari futuri della nostra società mettendo in gioco le nostre inquietudini spesso più nascoste e votati, soprattutto, a guardare il mondo con un “occhio interiore” che ci restituisce il respiro e il battito profondo delle cose».
Oltre cento le opere in mostra nelle ampie ed eleganti sale della sede espositiva, “firmate” da un gruppo di autori di varie generazioni e di diversa esperienza e formazione artistica.”
E, più avanti: «Il tema proposto per questa nuova edizione della Salvi – osserva al riguardo la Cuppini – prende spunto dal pensiero di Henri Focillon, il quale nell’Estetica dei visionari scrive: “Sembra che il visionario soggiaccia al potere della vertigine”. Nelle Marche – aggiunge la curatrice – la grande pittura del passato, da Raffaello a Lotto, si è misurata con la visione anche come trans-figurazione, come si possa andare oltre la figurazione. La visione ci riconnette con un al di là collocato in alto, l’abisso di cui parla Focillon ci invita a considerare visione anche ciò che procura la vertigine, la perdita dell’equilibrio, il movimento continuo…».
Sull’invito si possono ammirare due Opere del Maestro Francesco GUERRIERI: APPARIZIONE N.1 e APPARIZIONE N.2; entrambe 2011, acrilico su tela, cm 100 x 80.
Alessia e Michela Orlando