Salute
Basta poco, che ce vò?
Quando si parla di barriere architettoniche in genere si è portati a pensare agli ingressi degli edifici o dei condomini, alla larghezza degli ascensori o ancora all’adeguamento dei servizi igienici.
Ma in realtà esistono diversi tipi di ostacoli nella quotidianità, così come ci sono diversi gradi di disabilità. Ci si dovrebbe soffermare anche sugli aspetti, per così dire, marginali della nostra vita, non restringendo il problema delle barriere architettoniche alla sola accessibilità degli edifici e considerando quindi come disabilità solo quella magari più evidente, cioè l’impossibilità di muoversi autonomamente. Molto spesso si tralasciano in questo discorso altri tipi di barriere architettoniche che riguardano per esempio le persone ipovedenti o non udenti, e questo invalida la possibilità di avere pari opportunità nella vita quotidiana: non basta infatti che un edificio pubblico sia accessibile con delle rampe o degli ascensori adeguati, esso deve essere anche fruibile da parte delle persone diversamente abili. Meglio ancora, vivibile.
Se durante l’estate che volge ormai al termine vi è capitato di visitare qualche museo o qualche altro sito monumentale di importanza forse vi sarete accorti che, oltre a pannelli divulgativi sempre più chiari ed illustrati vengono installate, accanto alle opere esposte, le cosiddette mappe sensoriali, cioè dei pannelli scritti in linguaggio BRAILLE, grazie ai quali le persone ipovedenti possono farsi un’idea precisa del luogo che stanno visitando o dell’opera dinanzi alla quale si trovano.
Se siete stati al Museo del Louvre di Parigi, probabilmente il museo più visitato al mondo, vi sarà forse capitato di imbattervi in una delle nuove salette laterali nelle quali sono stati allestiti, oltre alle mappe sensoriali ed ai pannelli esplicativi, calchi e riproduzioni tridimensionali delle opere più importanti presenti nel museo: si può toccarle, farle ruotare, girarci attorno, e ciò a favore per esempio dei bambini in gita di istruzione, ma anche delle persone diversamente abili, che possono così non solo entrare facilmente nel museo, ma anche vivere in prima persona il godimento dell’opera d’arte. E resta comunque un’occasione bella ed istruttiva per tutti.
Scelte progettuali come questa sono piccoli cambiamenti che generano però notevoli miglioramenti nella vita di ciascuno di noi, ma soprattutto delle persone diversamente abili, che troppo spesso devono rinunciare a svolgere una vita piena per le occasioni che vengono loro negate.
Si tratta soprattutto di eliminare le barriere culturali che ci separano dagli altri e di fare scelte diverse che migliorino la qualità della vita di noi tutti; e spesso basta davvero poco per ottenere questo risultato.
D’altra parte non è soltanto il soddisfacimento delle necessità a migliorare la qualità della nostra vita, ma anche, ed in alcuni momenti soprattutto, la piacevolezza di un’esperienza.
E non siamo tutti diversamente abili nel cercare ciò che possa rendere bella la nostra vita?
Dott. Ilaria Andria – Architetto