Rubriche
Della differenza di genere…
… O DEL PERCHÈ LE DONNE SONO MOLTO MIGLIORI DEGLI UOMINI
C’erano una volta l’Uomo e la Donna. Molto prima di Renzi e Berlusconi. E molto prima di Napoleone. E anche molto prima di Giulio Cesare. Insomma molto molto prima.
Non se la passavano male. L’Estro della femmina d’Uomo scandiva il tempo dell’amore. Il maschio d’Uomo sentiva il richiamo e andava a coprirla da dietro. Andava a riempirla da dietro.
La femmina andava da sola lontana dal villaggio, a mettere al mondo -sotto una quercia- i cuccioli d’Uomo.
E così era garantita la prosecuzione della specie.
Ma c’era qualcosa di non giusto e non democratico nella sorte della femmina.
Mentre l’orgasmo maschile era riproduttivo, mentre il piacere maschile era indispensabile alla riproduzione, quello femminile no.
La prosecuzione della specie avveniva anche senza il piacere femminile. E così il godimento delle femmine veniva considerato poco importante, era disconosciuto, se ne poteva fare a meno.
Alle femmine questo non poteva stare bene. E così svilupparono strutture e strumenti adatti per conquistare, rivendicare, affermare il proprio piacere. E, trattandosi di Piacere, le strutture e gli strumenti adatti a questo particolare scopo non potevano che afferire all’intelligenza emotiva, l’intuito, la sensibilità. La Donna, per conquistare il proprio piacere, dovette quindi sviluppare i tratti di genere, diventare ‘femminile’.
Gli altri tratti (la forza, la sicurezza…) già li possedeva, e gli erano dati dal detenere per nove mesi il potere della vita nel suo grembo. Avendo la Donna già questo Potere, una volta conquistato anche il Piacere, si è ritrovata una Compiutezza di Genere che l’Uomo non avrebbe mai potuto avere.
La tragedia dell’Uomo, infatti, era speculare ma irrisolvibile: aveva il Piacere, il riconoscimento dell’indispensabilità del proprio Piacere, ma non aveva e non avrebbe mai potuto avere il Potere della Donna, generatrice della Vita.
Essendo però il maschio d’Uomo troppo stupido per realizzare la velleitarietà di questa Ambizione di Potere, ha sviluppato inutilmente tutte le strutture e gli strumenti adatti a questo particolare scopo della conquista del Potere mancante: i così detti Tratti di Genere che lo hanno reso così orribilmente maschile. A compensazione e surrogamento della mancanza del Potere primario, ha avuto bisogno di esercitare squallidi poteri secondari, edificando Società Fallocratiche, occupandone tutti i posti di potere, diventando un brutale Padre Padrone, cercando di dominare e sottomettere la Donna, sfidando gli altri maschi a chi ce l’ha più lungo, in una guerra infinita che insanguina da millenni il Pianeta, dai fronti militari alle piazze, agli stadi…
Niente da fare, tutta questa muscolarità e tutto questo ‘falso’ potere non gli ha risolto neanche il più minimo riflesso della fragilità e dell’insicurezza ancestrali. Lo ha lasciato esile e smarrito di fronte all’Angoscia di Morte, come e più di sempre, millenni dopo come millenni prima.
Allo stesso modo di sempre, incapace di avere un tranquillo incontro di Genere, un incontro autentico con la Persona dell’Altra, al di fuori del difensivo, controllato, piccolo perimetro dello schema bellico della ‘conquista’ sessuale. Uno schema in cui l’unico Soggetto che il maschio riesce a sostenere è se stesso e tutto il resto deve essere fermo e oggettuale.
Ancora così spaventato dalla Donna, millenni dopo come millenni prima.
E la femmina d’Uomo, millenni dopo come millenni prima, aspetta ancora che il maschio esca dal Bar dello Sport, si decida a diventare un uomo (un vero uomo) e sia finalmente pronto ad incontrarla davvero.
Ma, a pensarci bene, forse la pazienza millenaria delle donne si sta esaurendo. Molti segnali sembrano indicare che cominci ad aspettarlo un po’ meno. Che non tutte stiano ancora ad aspettarlo.
In fondo le donne hanno il Potere della Vita e adesso hanno conquistato ed affermato anche il loro Piacere: diventa sempre più forte la tentazione di fare a meno dell’uomo. L’orgasmo riproduttivo del maschio d’Uomo oggi forse è un po’ meno indispensabile di un tempo…
Catello Parmentola – Psicoterapeuta