Salute
Doping: tanti muscoli poco cervello.
Quando la redazione ha proposto questo titolo sono quasi sobbalzato dalla sedia: “Mi sembra offensivo” ho ribattuto, ma il leggero vantaggio della posizione di editore è stato subito sopraffatto dalla determinazione dello staff redazionale (ben cinque donne sic!) che a loro volta: “perché, secondo te è saggia una persona disposta ad assumere sostanze dopanti per migliorare le proprie prestazioni o addirittura per finalità estetiche, conoscendo i rischi medici e legali a cui vai incontro?”.
Certo la voglia di primeggiare è insita nell’uomo già dalle sue origini e da sempre egli cerca con ogni mezzo di arrivare alla vittoria tanto che le prime forme di doping risalgono alle olimpiadi del 668 AC ad opera degli atleti greci che utilizzando funghi allucinogeni riuscivano a migliorare le loro performance sportive. Ed ancora nel 130 – 200 DC Galeno, nei suoi scritti, descrive le sostanze dopanti usate dai romani. Negli anni l’arte del doping si è andata via via affinando ma il vero balzo in avanti nella diffusione e l’utilizzo di nuove sostanze e pratiche dopanti si è avuto durante il periodo della guerra fredda, dove più che gare sportive, nei villaggi olimpici si svolgevano delle vere e proprie battaglie politiche. La volontà di prevaricare sugli avversari spinse sia l’URSS che gli USA a dedicare grandi risorse alla ricerca ed alla sperimentazione di nuovi farmaci (Steroidi Anabolizzanti sopratutto) il cui utilizzo è diffuso ancora oggi. A questo punto si potrebbe pensare che il doping è una volontà degli staff tecnici o peggio ancora politica e che gli atleti siano costretti a subirlo passivamente? Ebbene no un’indagine (ndr. Bamberger and Yaeger, sport illustrated 1997; 86:64) del 1997 condotta in USA su 198 atleti di vertice dimostra il contrario. Fu chiesto loro se sarebbero stati disposti ad assumere una sostanza illegale che garantiva la vittoria di una medaglia d’oro alle Olimpiadi senza essere scoperti: il 98% degli atleti rispose di SI.
Venne inoltre chiesto se sarebbero stati disposti ad assumere una sostanza illegale che garantiva loro di vincere, per 5 anni, tutte le gare a cui partecipavano ma che li avrebbe fatti poi morire a causa degli effetti avversi: più del 50% degli atleti rispose di SI.
Da anni conduco la mia battaglia personale contro il doping usando l’arma della corretta informazione per scoraggiare coloro i quali hanno intenzione di utilizzare o utilizzano sostanze dopanti ed in questa occasione sono felice di potermi avvalere del supporto professionale del dottore Opromolla e dell’avvocato Fiorillo che tratteranno l’argomento dal punto di vista medico e legale.
Dario Rago – Club manager
La parola al medico.
- Dott. Opromolla, il doping è una pratica ad esclusivo appannaggio degli atleti?
- Purtroppo da qualche anno stiamo assistendo ad una vera e propria escalation del fenomeno, non si parla più solo di doping professionistico ma anche di doping domestico o amatoriale e fenomeno più recente, di doping cosmetico.
- Quali sono le cause che inducono all’assunzione di sostanze dopanti?
- La ricerca della vittoria a tutti i costi, le crescenti pressioni degli sponsor, degli allenatori e, molto spesso, dei familiari e dei coetanei favoriscono l’avvicinamento all’uso di farmaci o integratori dietetici prima ancora di apprendere le tecniche basilari dell’allenamento. Nel doping cosmetico, invece, intervengono altre componenti: la dismorfofobia nei ragazzi che si vedono esili e magri nonostante le ore trascorse in palestra, il narcisismo in chi vuole velocemente conquistare un fisico da modello e in chi vuole controllare e mantenere il peso-forma senza ricorrere a restrizioni dietetiche.
- Ma a cosa serve il doping?
- I composti chimici utilizzati illecitamente sono molti e, in linea generale, sono sostanze il cui uso viene finalizzato a ridurre la percezione della fatica , migliorare la prontezza dei riflessi, accrescere la potenza muscolare, diminuire il dolore, stimolare la produzione di globuli rossi e controllare la frequenza cardiaca e respiratoria.
- Quali sono i farmaci maggiormente usati?
- Tra le sostanze dopanti gli steroidi anabolizzanti (SA) sono i più diffusi nello sport, sia professionistico sia amatoriale che nel doping cosmetico. Gli SA sono farmaci che agiscono in modo simile al più potente ormone maschile, il testosterone: utilizzati in medicina per favorire la sintesi delle proteine, nel doping vengono impiegati, a dosi molto alte, per facilitare l’aumento della massa muscolare, della forza e della aggressività che spinge ad allenarsi con maggiore durezza.
- Ma sono farmaci prescrivibili solo da specialisti, com’è possibile trovarli?
- Purtroppo il doping è diventato un vero e proprio fenomeno di massa tra i culturisti e la forte richiesta ha fatto crescere in modo esponenziale il mercato clandestino incrementando oltretutto la diffusione di sostanze di dubbia provenienza.
- Quali sono i rischi per la salute per chi fa uso di doping?
- Oltre a difetti nella struttura del tessuto muscolare che predispongono alla rottura dei tendini sotto sforzo, gli anabolizzanti possono provocare numerosi altri effetti tossici, spesso irreversibili. Nei ragazzi provocano una accelerazione della maturazione scheletrica con arresto prematuro della crescita.
Nei maschi comportano una diminuzione del volume testicolare fino alla atrofia, riduzione del numero degli spermatozoi con conseguente infertilità e impotenza.
Nelle donne l’uso di anabolizzanti è associato alla comparsa di caratteri tipicamente maschili come crescita eccessiva di peli e abbassamento del timbro della voce, nonché di irregolarità mestruali.
Gli anabolizzanti aumentano il rischio di ictus e di infarti per elevazione del colesterolo LDL ( quello pericoloso), diminuzione del colesterolo HDL ( quello buono e protettivo) e aumento della pressione arteriosa.
A carico del sistema nervoso gli SA possono causare gravi sintomi psicotici quali stati maniaco-depressivi, psicosi paranoidi, aumento della aggressività e fenomeni di vera e propria dipendenza.
Vi sono, inoltre, segnalazioni di insorgenza di tumori al fegato e alla prostata in atleti che facevano uso indiscriminato di anabolizzanti.
La pratica del doping con SA ha quindi pochi vantaggi ( se ce ne sono) e tantissimi rischi. Ritengo che fenomeno è preoccupante perché mette a rischio la salute di individui per lo più giovani e perché interessa sempre di più il mondo dello sport amatoriale. - Accanto quindi alla necessità di divulgare i vantaggi psicofisici di una corretta attività motoria è necessario promuovere una cultura medico psicologica indirizzata ad informare su tutti gli svantaggi psicofisici e sociali connessi all’assunzione di sostanze dopanti
Dottor Donato Opromolla – Urologo
La parola al legale.
- Avv. Fiorillo, attualmente come è regolato il fenomeno del doping dal punto di vista normativo?
- L’utilizzo di sostanze in grado di aumentare artificialmente la prestazione agonistica del soggetto che le utilizza (doping) è dilagato, negli ultimi tre decenni, in maniera così dirompente nell’ambiente dello sport, sia professionistico che dilettantistico (basti pensare che attorno al fenomeno c’è un giro di affari che in Italia è stimato in circa 500 milioni di euro), da rendere assolutamente necessario uno specifico intervento del legislatore in materia. Si è giunti così, a seguito di un lungo e tormentato iter legislativo (conseguente al sostanziale insuccesso delle precedenti normative antidoping, si pensi alle leggi 1099/71, 401/89
e 522/95) alla legge 14 dicembre 2000, n. 376, denominata “Disciplina della tutela delle attività sportive e lotta contro il doping” la quale, a differenza delle precedenti, non solo sanziona penalmente una serie di condotte costituenti doping (il quale diviene reato penale), ma prevede altresì un ambito di applicazione ben più ampio, in quanto si applica a tutte le competizioni agonistiche in cui partecipino gli atleti e non solo dunque, quelle organizzate da Enti ufficiali (CONI, UNIRE ecc.). - Quali sono i punti salienti della legge?
- La normativa contiene: A) previsione, quale ipotesi di reato, della condotta di chi assume sostanze dopanti; B) introduzione di specifiche sanzioni accessorie, quali l’interdizione temporanea o permanente dell’attività sportiva o sanitaria, per chi assume e per chi somministra le sostanze vietate; C) istituzione di una Commissione di Vigilanza e di Controllo (cd. Commissione Antidoping) di nomina ministeriale.
- Quindi, chi assume o somministra il doping è suscettibile di sanzione penale?
- Si, la ratio della legge ben si esprime all’art. 9, comma 1, dove il legislatore punisce con la reclusione da tre mesi a tre anni e la multa (originariamente fissata da vecchie lit. 5 a 100 milioni) coloro che procurano ad altri, somministrano, assumono o favoriscono comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive “al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti ovvero siano diretti a modificare i risultati sull’uso di tali farmaci o sostanze.” Peraltro, le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, con approfondite argomentazioni, anche alla luce della normativa comunitaria, hanno enunciato il principio di diritto per il quale “le ipotesi di reato previste dall’art. 9 della L. 376/2000, sono configurabili anche per i fatti commessi prima della emanazione del decreto del Ministro della Salute, in data 15 ottobre 2002, con il quale, in applicazione dell’art. 2 della L.376, sono stati ripartiti in classi di farmaci le sostanze biologicamente e farmacologicamente attive e le pratiche mediche il cui impiego è considerato doping”.
- In definitiva, secondo la sua opinione, la legge costituisce un valido deterrente al fenomeno?
- La legge citata è unanimemente considerata il primo effettivo intervento legislativo contro la pratica del doping e, dunque, costituisce una valida espressione di attività di repressione, ma a questa dovrà sempre accompagnarsi il contributo, da parte degli operatori del settore, teso al riavvicinamento e sensibilizzazione degli atleti, specialmente i più giovani, ai valori di una sana cultura sportiva.
– Avv. Gennaro Fiorillo –