Il cristallino
Franca Grosso – Lettere all’assente – Fondazione Mario Luzi editore
Una buona lettura è sempre un momento di benessere. Presentiamo, perciò, un libro di poesia la cui autrice è anche componente della redazione di Informa.
Il libro è “Lettere all’assente”, edito dalla casa editrice Fondazione Mario Luzi, specializzata in produzione poetica dato che porta il nome dell’insigne poeta dell’ermetismo, nominato senatore a vita poco prima della sua morte.
Per un breve assaggio delle “Lettere” si propongono alcuni brani estratti da prefazione e postfazione.
Nella prefazione redatta dal Presidente della Fondazione, Mattia Leombruno, scrive:
“Franca Grosso si cimenta con questa delicata composizione poetica che sin dal titolo presuppone un rapporto dialogico con una parte, denunciata quale assente.
Nulla può, di fatto, soddisfare l’animo con una esaustiva o giusta misura della cose, con un saldo ormeggio o approdo di noi sempre in transito, nella navigazione di un oceano interiore di cui ogni cosa che scopriamo ci dice dieci volte e più, circa tutte le altre che ancora abbiamo smarrite, insabbiate, senza memoria ai fondali dell’essere. (…).
Tre sono le sezioni dell’opera, che seguono la linea ideale di altrettanti movimenti interiori, e certo una progressione, che pare di avanzamento evolutivo. Il quotidiano, gli oggetti materiali, quelle schegge di realtà trattenute dalla memoria visiva dell’autrice, luce che entra nella vita per non uscirvi più, è la materia grezza e autentica, con cui impastano i versi, l’ostile crinale arrischiato con la prosa eppure saldo nella fedeltà di non perdere mai l’equilibrio e proseguire invece sulla sua linea di percorrenza già intrapresa.”
Colpisce nelle poesie della Grosso, nota Leombruno, il “quotidiano, gli oggetti materiali”, quella realtà che si palesa ai nostri occhi in maniera semplice e immediata. Ma le cose, gli oggetti modesti, consueti, ma sono una rappresentazione prosaica e informe.
A questo proposito nella postfazione, il noto dantista Mario Aversano, nota:
“(…) il volto degli arredi assunti come pretesto-occasione di indagine, che fa insorgere degli interrogativi sulla loro stessa ragion d’essere, e suggerisce una sorta di fede animistica impegnata ad accreditare quella che all’occhio poetante appare come, si consenta l’ossimoro, straordinarietà nell’ordinario (…).”
“Questi minima familiari, sparsi dentro e d’intorno, tra terrazzi, giardini e relativa flora e fauna, e meteorologia di ore e stagioni, eccepiti con una vigilanza sensoriale che da tempo non trovavo così diffusa e cordiale. Ma nessun compiacimento post-crepuscolare”.
“(…) vietato pensare a un docile, pacifico rifugio nella contemplazione, a un rimpatrio malinconico per stanchezza, a un conclusivo rientro in casa”
perché, nota sempre Aversano:
“Questa casa è tutt’altro che l’antipodo del viaggio (…) Nulla del pianeta “residenziale”, nel concetto speculativo della Grosso, entra in contrasto con la pratica viatoria, col vagabondaggio geografico. (…) La sua indole e le mai dismesse abitudini esperienziali la portano a riconfermarsi “girovaga” come sempre, anzi più di prima, oltre l’alpi e l’oceano, con aerei, treni, tram e vetture”.
Ma questi viaggi sono anche metafora di perlustrazioni conoscitive non solo geografiche, infatti, ella tende “a non tener distinte e staccate le escursioni turistiche dalla avventure storiche dell’animo, in quanto le une appaiono causative delle altre, e alla fine soggiacciono a una legge di risposta obbligata, ineludibile: la memoria è spinta fino al perché della cose del leopardiano Canto notturno”.
Franca Grosso: Lettere all’assente, Fondazione Mario Luzi, editore.
Reperibile in libreria e su tutti i siti web.