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Approfondimenti

Je Suis Charlie

Posted: 09/01/2015 alle 11:20 am   /   by   /   comments (0)

Sono tante le cose su cui riflettere dopo l’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi che ha provocato la morte, una vera esecuzione, di 12 persone tra giornalisti, vignettisti e poliziotti per mano di un commando armato di kalashnikov composto, a quel che si sa, da terroristi del cosiddetto estremismo islamico.

Ogni testata giornalistica se ne occupa con dovizia di particolari e varie qualificate considerazioni, anche raffinatissime, che vanno da quelle di geografia politica interna ed estera, anzi mondiale (si parla da un po’ di 3a guerra mondiale a “pezzetti”), scontro di civiltà, immigrazione, libertà civili, guerre di religioni, poteri economici contrapposti e via dicendo.

Quindi cosa si può dire di più? Forse nulla. Tuttavia certamente anche Rivista Informa si schiera a favore di “Je Suis Charlie” e, anche a nome della Redazione, tra le tantissime ragioni per farlo, tutte degne di nota, ne scelgo tre:

  1. La libertà di pensiero e di stampa non si tocca.
  2. Lo stato e la religione sono, e devono restare, due ambiti legittimi ma separati.
  3. Riconoscere il bisogno di valori e ideali veri, d’umanizzazione e d’amore, contro quelli dell’odio.

La prima è senza dubbio la più importante da cui tutto il nostro vivere civile discende: è uno spartiacque. Al di qua si ragiona, si litiga, si esprime, ci si confronta con accordi o con contrapposizione ma, insomma, c’è vita. Al di là la negazione di tutto questo, la cui conseguenza non può che essere la morte: morte di diritti civili, della libertà e della ragione, ma anche morte vera, fisica, come insegnano tutte le dittature che iniziano sempre la loro ascesa con la restrizione della libertà di pensiero e di espressione. E la frase “una risata vi seppellirà” è il vero incubo della stupidità dei tiranni, come ha dimostrato anche recentemente il caro leader del nord Corea che ha tentato di impedire il film americano che lo ridicolizza, ed ora la tragica esecuzione di pericolosi nemici armati di matite e colori.

La seconda ragione ci ricorda che il mix Stato – Religione è una miscela esplosiva che solo la secolarizzazione può neutralizzare. E per farlo veramente devono essere rispettate anche le condizioni 1 (libertà di pensiero e di stampa) e 3 (ideali umanitari).  Nel passato abbiamo già pagato un tributo elevatissimo di morti, sopraffazioni, guerre nel vecchio continente con le persecuzioni dell’inquisizione, trasferite anche in oriente con le crociate. Pensavamo che si fosse appresa la lezione, ma rigurgiti vecchi e nuovi ritornano, anche mascherando interessi economici non certamente secondari (vedi l’esportazione della democrazia negli Stati canaglia).

Il terzo e ultimo aspetto lo cogliamo leggendo le “biografie” dei nuovi terroristi ed attentatori. Immigrati di 2° o 3° generazione non integrati, o cittadini occidentali convertiti all’slam. Queste storie comuni ci dicono, forse, che gli ideali consumistici del benessere delle società occidentali non sono sufficienti. Anzi, dirò di più, non solo non possono sostituire quelli di una identità di popolo, ma scavano profonde e incolmabili divari anche nei cittadini della stessa nazione, muri invalicabili eretti in nome dell’economicismo tra chi ha e chi non ha; indicare competizione e arrivismo come mezzi per perseguire l’ideale dell’arido consumo non può che creare umiliazione e frustrazione in tanti contro il successo di pochissimi eletti.

Soprattutto i giovani hanno bisogno di ideali alti cui ispirarsi e per cui issare bandiere e combattere (anche metaforicamente). Anche a questo bisogno rispondono l’ISIS e gli integralismi di ogni tipo. E’ il bisogno di identità, di un fine elevato, comune, al di fuori di piccoli e grandi particolarismi, insomma una bandiera-simbolo da difendere e per cui lottare. A questa istanza la società del benessere non può rispondere, non ne ha i mezzi. Possono farlo solo gli ideali veri (laici, ma anche religiosi, purché distinti gli uni dagli altri) che si riconoscono in una umanità affratellata nell’amore, nella convivenza civile, nella sovranità dei diritti inviolabili della libertà rispettosa di tutti e di ognuno.

In questo gli ideali della rivoluzione francese furono emblematici: Libertè, Egalitè, Fraternitè. E la meravigliosa, indimenticabile sintesi fatta da Voltaire sulla libertà di espressione: “Non condivido le tue idee ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerle”. Chissà che non sia stato questo sentimento così radicato nei francesi che la rivista Charlie Hebdo certamente incarnava, il vero acerrimo nemico, anche simbolico, che si è voluto colpire.

Per tutto questo saremo da questa parte, oggi ancor di più e per sempre: dalla parte di Charlie Hebdo e di tutti quelli che si riconoscono nei valori irrinunciabili di libertà, di fraternità, di uguaglianza e… di legalità.