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La precarietà
La precarizzazione del lavoro, spacciata per flessibilità, diventa mezzo e fine per erodere margini allo status di cittadini, trasformandoli in mano d’opera, a basso costo, e/o clienti.
Questione ambientale. È una tema abbastanza trascurato dai governi, relegato all’attenzione di una minoranza spesso tacciata di catastrofismo. Alcuni fatti, però, parlano chiaro: dal 2010 è percorribile la rotta di “passagio a nord – est”; l’evento saluto con entusiasmo dalle navi mercantili, è una conferma del danno irreversibile arrecato al fragile equilibrio “acque – terre emerse” su cui poggia l’intero ecosistema. Ignorare il problema è funzionale all’immobilismo di assetti produttivi mondiali sintonizzati su massimo profitto e sfruttamento delle risorse. Ma questo immobilismo potrebbe essere “precarizzato” se si mobilitano forze favorevoli ad un paradigma ambientale di salvaguardia del pianeta da cui dipenderà la sopravvivenza stessa del genere umano.
Economia. Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un cambiamento strutturale passando da un sistema di produzione di merci ad uno predominato dalla grande finanza. Ciò ha decretato la morte di molte aziende, soprattutto medio – piccole, impossibilitate a competere coi colossi multinazionali (corporation) con consegunete travaso di capitali in mega concentrazioni finanziarie gestite da pochi gruppi mondiali. Questi, le Big Bank (1), hanno inglobato banche tradizioni (dedicate al credito per famiglie e imprese) e banche d’affari (dedite alla borsa e alla finanza speculativa).
Luciano Gallino, su Repubblica, 14 ottobre 2011, auspica una Riforma radicale del sistema finanziario: (2)
“1) il sistema finanziario è troppo grosso, complesso e opaco per venire assoggettato a qualsiasi forma di efficace regolazione. Così com’è, non solo fa tutto quello che gli pare; impone pure i propri interessi ai governi, come mostra pure ai ciechi il caso attuale dell’austerità imposta ai paesi Ue. Come può un Governo opporsi alle strategie finanziarie di colossi mondiali?
2) ogni gruppo è formato da centinaia e a volte migliaia di consociate operanti in ogni settore della finanza, ciò che rende impossibile a qualsiasi regolatore un esame analitico delle loro attività.”
…continua a leggere l’articolo a pagina 08 e 09 del numero 18 di Informa – Ecologia del Benessere
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