Arte e cultura
La terapia musicale
Le recenti evoluzioni della ricerca, nell’ ambito delle neuroscienze, pongono all’ attenzione della comunità scientifica figure professionali definite “nuove”, quali specialisti in musicoterapia, arteterapia, danzaterapia, etc. In realtà la novità è semplicemente nella legittimità che la ricerca offre a quanto da tempo è nel patrimonio riabilitativo e terapeutico, presentando finalmente dati statistici inconfutabili.
L’ approccio integrato mette in collaborazione ormai da decenni figure cliniche tradizionali con specialisti delle nuove professioni. Solo di recente, tuttavia, e non senza difficoltà e contraddizioni, in Italia si prevedono protocolli di cura e riabilitazione che tengono conto delle opportunità offerte dalle terapie cosiddette non convenzionali. Inoltre, la clinica cosiddetta tradizionale, guarda talvolta con diffidenza alle aperture olistiche nell’ approccio terapeutico, salvo poi ricorrere, nelle urgenze, a precipitose prese di coscienza. La musicoterapia, in tal senso, si pone come possibilità di cura in molteplici ambiti patologici e disfunzionali.
La professionalità dello specialista è frutto di un approfondito percorso formativo, codificato da recenti normative, che fornisce requisiti ben definiti, soggetti a un protocollo di verifica ed aggiornamento. Tra le molte definizioni poste all’ attenzione, prendiamo spunto dalla seguente: “La musicoterapia è un processo sistematico di intervento ove il terapeuta aiuta il cliente a migliorare il proprio stato di salute, utilizzando le esperienze musicali ed i rapporti che si sviluppano attraverso di esse come forze dinamiche del cambiamento” (K. Bruscia).
È una definizione che offre diversi spunti di riflessione. Innanzitutto, vi si fa riferimento alla sistematicità dell’ intervento. In collaborazione con le figure cliniche e professionali che operano nel progetto riabilitativo, viene costantemente mantenuta collaborazione nell’ accertamento, trattamento e valutazione tra gli specialisti, prevedendo anche monitoraggi congiunti. Il trattamento non può essere considerato singolo o sporadico, ma inserito in un percorso che preveda un numero congruo di interventi .Quindi, è opportuno sottolineare l’ organizzazione del percorso, oltre alla necessità di seguire un processo finalizzato al raggiungimento di precise tappe nel cambiamento della persona.
Si parla di musicoterapia attiva quando il trattamento prevede la creatività musicale, ossia l’ utilizzo di strumenti convenzionali o non, voce, corpo. “Fare musica” entro una relazione terapeutica, implica la messa in atto di processi di sintonizzazione, ovvero corrispondenza tra mondo interno e mondo esterno, nei quali il terapeuta supporta e indirizza il paziente verso la modulabilità del sé. Non è necessaria alcuna competenza, in quanto si realizzano eventi creativi basati sull’ improvvisazione informale. Ovviamente, la linea guida è data dai parametri del suono, ovvero altezza, intensità, timbro e scansione ritmica.
La musicoterapia recettiva si basa su somministrazioni musicali predefinite nel processo di anamnesi sonoro musicale del paziente. La musica, in tale modalità, può avere effetto diretto sul paziente, stimolando risposte fisiche e psicologiche, o indiretto, attivando processi di revisione del sé. È opportuno precisare che sia la musicoterapia attiva che quella passiva vengono utilizzate secondo diversi modelli, a seconda del percorso formativo dello specialista. Alcuni interventi prevedono l’ esclusivo utilizzo della musica nel corso della seduta, altri una alternanza di momenti verbali e non verbali. Nel primo caso, si definisce la musica come terapia, mentre nel secondo è opportuno sottolineare l’ utilizzo della musica in terapia.
La musicoterapia clinica è utilizzata sia in ambito psichiatrico che neurologico. Di altro si occupa la musicoterapia didattica o pedagogica. È opportuno sottolinearne i risultati nel disturbo autistico, possibili grazie all’ utilizzo dei parametri del suono per l’ individuazione di una modalità di costruzione di eventi simbolici basati sulla sintonizzazione. Ma è altresì possibile utilizzare la musicoterapia nelle psicosi, nell’approccio alle patologie neurosensomotorie, nei ritardi mentali, nel trattamento delle depressioni e sindromi da stress, nei disturbi dell’ alimentazione, nei malfunzionamenti con espressioni compulsive, etc. Recenti studi ne sottolineano anche la rilevanza nell’ applicazione in campi cardiologici (contenimento degli scompensi), nelle cure palliative e nella cura della cronicità del dolore.
Prof. Renato Pantaleo
Brevi cenni sull’autore
Renato Pantaleo: musico terapeuta, responsabile servizio musicoterapia presso l’ equipe plurispecialistica dell’ Istituto dei Ciechi “Florio Salamone” di Palermo, responsabile del servizio di musicoterapia per l’unita’ di neuropsichiatria infantile dell’ Ospedale di Pantelleria (Tp), esperto A.S.P. Palermo per musicoterapia in psichiatria. Titolare studio privato a Palermo. Terzo livello di specializzazione in Immaginario Guidato (GIM) presso Music Space, Bologna. Pianista e compositore,allievo di Lya De Barberiis ed Eliodoro Sollima.
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