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Approfondimenti

Laudato sì – Prendersi cura della “casa comune” secondo Papa Francesco.

Posted: 27/04/2016 alle 7:39 pm   /   by   /   comments (0)

E’ trascorso quasi un  anno dalla pubblicazione dell’enciclica papale “Laudato sì” che prende il nome dal famoso Cantico delle creature di S. Francesco.

Come si precisa già nelle prime pagine dell’introduzione il tema “ambientalista” è stato già all’attenzione di alcuni suoi predecessori in varie occasioni e circostanze.  Tuttavia il contributo – tributo che Papa Francesco porta alla causa è senza dubbio originale nella sua completezza e vastità di argomentazione. Già la definizione del pianeta come “casa comune” invia un messaggio di condivisione ed insieme di responsabilità.

Scrive Francesco “ La nostra casa comune è come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. Ma poi si affetta anche a precisare che “Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”.

Non manca anche un richiamo alle parole, molto spesso fraintese, in cui nel vecchio testamento all’atto della creazione Dio, rivolto alle sue creature preferite, gli esseri umani, li esortava con le parole “crescete, moltiplicatevi e assoggettate la terra”. Forse proprio per sgomberare il campo da ogni malinteso, Francesco scrive “ siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. (…) Dimentichiamo che noi stessi siamo terra. Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora”.

Ci colpisce, anche se non stupisce perché non è certo una novità per questa religione (come anche per altre), la visione “olistica” che ritroviamo in tutto il suo scritto e che si esprime con la “convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso”.

Viene in mente il docufilm di Yann Arthus Bertrand, “Home – La nostra Terra ”. Sorvolando dall’alto scenari d’incanto, dove si intravede “un equilibrio perfetto”, ma si colgono anche le tracce di una natura ferita, Bertrand ribadisce più volte lo stesso concetto: “il motore della vita è la connessione. Tutto è collegato. Niente basta a sé stesso. La condivisione è essenziale”. Guarda il video

E’ una condizione di così disarmante evidenza, di tale infallibile certezza che continuare ad ignorarla è veramente colpevole e sciocco. Infatti Bergoglio  non si ferma a considerazioni solo di tipo religioso o etico e spirituale a cui, tuttavia, è dedicato tutto il secondo capitolo. Gli assi portanti, come egli stesso li definisce, che attraversano tutta l’enciclica sono molteplici e si dirigono in direzioni molto diverse ma tutte collegate profondamente e inscindibilmente tra loro e cioè: “l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”.

Non teme papa Francesco, come è suo costume, di dire parole chiare anche in direzioni apertamente dissonante con la politica, i governanti e i poteri finanziari. Lo dice chiaramente quando denuncia: “La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri”.

Cha altro dire? Veramente c’è poco da aggiungere se non la raccomandazione della lettura integrale dell’enciclica

E nelle sue esortazioni c’è anche un chiaro richiamo a diffidare di facili slogan buoni per ogni stagione. Perché, come scrive ancora Francesco, “il cambiamento veloce e costante non necessariamente è orientato al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale. Il cambiamento è  qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità” .

Forse è mancata questa lettura a chi ha mancato di recarsi al seggio per esercitare il proprio diritto – dovere di cittadino di proteggere la casa comune. Quella “casa comune” a cui appartenere  non vuol dire solo attingere ma anche contribuire e favorire, ognuno per la sua parte, un mondo e un modo migliore di vivere. Forse chissà potrebbe accadere di trovare-ritrovare un maggiore interesse ed impegno per la nostra vita fuori dalle anguste mura del triste “familismo amorale”.