Approfondimenti, Sociale
Le città turistificate. Molte domande per un trend da delirio.
Trasformare le città, piccole e grandi, in attrattori turistici, è da tempo un fenomeno inarrestabile perché ritenuta dagli amministratori una scelta intelligente. Se una città diventa attrattore turistico si valorizza ed è un vantaggio per tutti. Ma è davvero così?
In sostanza si tratta di un cambio totale di visione e di paradigma: le città non vengono più concepite come comunità di residenti autoctoni, ma come territorio di transito di folle, passeggeri, visitatori occasionali. Tutto ciò comporta modifiche sostanziali, talora irreversibili, al tessuto urbano, sociale, architettonico, economico, ecc.
A questa tendenza si contrappongono, per ora, solo alcuni comitati di cittadini (es. L’Aquila).
Vediamo alcuni aspetti di questo trend. Partiamo col dire che l’Italia è riconosciuta a livello globale come un unicum al mondo per bellezze culturali, artistiche, paesaggistiche, patrimonio enogastronomico e tanto altro ancora. In ogni epoca è stata patria e meta di viaggiatori, noti e meno noti; da nord a sud è stata storicamente terra ambita e oggetto di conquista da parte di altri popoli. Ovunque ci sono tracce di questo passato glorioso ed anche sofferto. Allora che bisogno c’è di spingere, comunicare in modo ossessivo quello che è già arcinoto? Perché indurre, forzatamente, il turismo, dato che già dall’800 il “viaggio” in Italia (e in Grecia, con il Grand Tour) era una esperienza di gran moda? Motivi economici? Le attività legate all’accoglienza e all’arte sono sempre state fonte di reddito. Quindi: ingordigia o incapacità di vedere il contesto? Forse ci si limita a trasferire al caso Italia modelli astratti elaborati altrove. Oppure c’è un pensiero unico dominante che aleggia su queste politiche e su questo trend da delirio.
Le domande sono tante ed anche i problemi che generano, eppure su questo tema non c’è né dibattito, né confronto con i cittadini.
Una piccola carrellata di questi problemi. Partiamo dalle caratteristiche geo-fisiche, architettoniche. Nell’attrarre folle non vengono messe in conto le proporzioni. Un giusto equilibrio tra dimensione del territorio, densità abitativa, strutture dell’abitato e quantità degli arrivi è fondamentale. Se il rapporto diventa “fuori scala” succede quello che vediamo a Venezia con navi gigantesche e folle che la “assaltano” quotidianamente. Oggi Venezia è ridotta a un parco a tema, una Disneyland. E i veneziani non sono riusciti a contrastare l’assedio e la spinta centrifuga che li ha espulsi, a dispetto, bisogna dirlo, della storia stessa di Venezia che fu edificata proprio come rifugio. In una parola l’overturism non può che creare gentrificazione.
L’idea che le ricadute sul territorio e sui residenti siano positive è una falsità. Soprattutto il “fuori scala” genera inevitabilmente da parte dei residenti rifiuto e insofferenza. Il perché è chiaro: turisti e residenti non necessitano degli stessi servizi.
Pulizia: interessa tutti ma viene effettuata ovunque allo stesso modo o si prediligono i posti cruciali turistici e sopratutto in coincidenza di eventi?
L’abitato: il turismo richiede hotel e strutture ricettive, i residenti case. Le due cose non sono compatibili se si considera l’esplosione di B&B che hanno stravolto il mercato immobiliare dei fitti.
Le aree storiche diventano tutte ZTL: ai turisti non interessano, ma per i residenti? Soprattutto dove abitano anziani o disabili le coercizioni delle ZTL sono una vera trappola.
Sanità e l’assistenza: il turista non ne fruisce, eventualmente può coprire le spese con assicurazione acquistata con il biglietto viaggio; per i residenti invece è fondamentale e cruciale.
L’istruzione: non interessa il turista, ai residenti sì, eccome!
Capitolo tasse: i turisti pagano al massimo una tassa di soggiorno di 1 o 2 €. I residenti versano addizionali regionali e comunali (trattenute su stipendi e pensioni; in Campania sono tra le più alte ) nonché tutti i tributi locali (TARI, TARSU, ecc.) stabilito da Regioni e Comune proprio per finanziare i servizi che si è detto e a cui hanno diritto e che non sono sempre di buon livello. Figurarsi se si sottraggono risorse per dirottarle sul turismo…
Trasporti: talora le amministrazioni mettono a disposizione servizi di trasporto gratuiti e/o straordinari per i turisti, specie in occasione di eventi (es. notte bianca, festival, ecc.) che normalmente non ci sono per i residenti, che anzi hanno servizi di trasporto inadeguati.
Infine vivibilità: le notti della movida a chi giovano? Stendiamo un velo pietoso.
Queste solo alcune considerazioni sul tema, da approfondire, per capire se proseguire sulla rotta intrapresa. Sia chiaro: non si demonizza il turismo di massa nel senso di folle “rumorose e incolte”. Forse incolte e cieche sono istituzioni, amministrazioni locali e organizzatori in generale, che spingono ad libitum questo trend che, a ben vedere, non può che provocare nell’immediato e nel lungo periodo, ricadute disastrose sui territori e le comunità. Ma chiaramente è più facile amministrare un parco giochi Disneyland che una comunità che procura rogne.
Dott.ssa Franca Grosso – Sociologa