Corpometraggi, Rubriche
Liberi pensieri sul corpo, la bellezza e l’ineleganza del male.
La presenza delle allieve di una Scuola per estetiste ad uno dei tanti convegni di Informa, ci fece riflettere sull’incontro tra i temi dell’estetica e quelli dell’equilibrio, del benessere, della salute.
Nel termine estetica è contenuto ‘casualmente’ anche il termine etica, e l’estetica è un termine che afferisce non solo alla forma vacua, l’immagine ‘apparente’, la vanità ‘piccola’ di valori.
L’estetica è un termine che afferisce anche alla Filosofia e la bellezza è un caposaldo della Psicologia Hillmaniana.
Anche l’impegno puro e semplice per il nostro aspetto può costituire una forma di mobilitazione positiva: prendersi cura di sé, del proprio corpo, ma anche assegnare importanza all’Altro nell’agire socialmente un corpo più bello, ‘relazionare’ la propria immagine.
Inoltre, spesso una forma più armonica esprime una sostanza più sana: perdere peso spesso migliora il nostro aspetto ma anche tutto il nostro equilibrio metabolico. Lo stato di salute ‘si esprime’ sulla nostra pelle e, al contrario, il disequilibrio metabolico si manifesta proprio lì: la pelle ci contiene, ma è anche confine doganale e parte manifesta di noi che, da sempre, ci ‘messaggia’ al Mondo, con ornamenti, tatuaggi e colori di amicizia o guerra, lutto o seduzione…
Il benessere finisce sul corpo, gli stati di grazia si colgono a prima vista (ti vedo bene, sembri ringiovanito…), la bellezza riflette l’armonia e l’equilibrio.
E la forma molto spesso media qualcosa di sano, di alto, di funzionale, di ‘intelligente’: pensiamo alla gentilezza, alla buona educazione, alla correttezza, a come quella civica può avere sostanza politica, essere rivoluzionaria.
C’è chi sostiene che, per sconfiggere la camorra, basta pagare tutti il biglietto sulle linee urbane: all’improvviso la malavita non avrebbe più l’humus, si troverebbe un’altra città attorno, non riconoscerebbe più il proprio luogo, si smarrirebbe.
D’altronde essere giusti renderebbe insopportabile l’ingiustizia altrui, la prevaricazione e la violenza.
Le rappresentazioni iconografiche della Grazia sono sempre molto ‘estetiche’ e raramente nella vita incontro una gentilezza mal vestita, una gentilezza dei modi che non abbia una forma gentile.
Hillman invita a non sottovalutare la portata terapeutica della forma e dei colori attorno, l’arte e la bellezza nelle quali viviamo o non viviamo (per guarire il Dolore, una canzone sostiene che ‘ci vorrebbe un’altra vita’, con un’altra grazia).
Certe ‘guarigioni’ cominciano da lì, ma certe guarigioni cominciano anche a leggersi lì, nel ritrovato gusto per la sistemazione della stanza, tinteggiare, riarredare, ‘regalare’ alla stanza un nuovo oggetto.
L’assetto interiore spesso ha un ordine fuori (la Disciplina della Natura o del Mondo) nel quale ci muoviamo e viviamo bene, meglio. Le nostre campagne non somigliano a quelle toscane: certi Paesaggi esprimono i caratteri e le antropologie, delle ‘belle’ profilassi anche relazionali, il rispetto interpersonale.
Al contrario, i nostri problemi ci disarmonizzano, ci fanno brutti, ‘si vedono’ sul volto e sul corpo.
E la forma può esprimere un atteggiamento o un’ideologia, ci fa capire qual è in quel contesto, per quel contesto, il vertice del discorso.
Certe scrivanie troppo grandi e separanti esprimono allarme e difesa; certe sale d’aspetto piccole a fronte di ambulatori molto grandi ci informano che non è il paziente il vertice del discorso.
Certi colori accolgono ed altri respingono: noi quali colori scegliamo?
Saviano (l’Inferno e la Bellezza) dice che bastava tenerci alla bellezza, solo alla bellezza, e questo era già un fronte di resistenza nei confronti del male e della violenza: non avremmo consentito alla camorra di deturpare le nostre periferie urbane.
Non avremmo neanche consentito che fossero amministrate così male le nostre città: il verde o il cemento sono anche un’opzione estetica.
La forma dei marciapiedi e la qualità della vita. I posti in cui lavoriamo.
E poi, avete visto –sempre in Gomorra- quant’è brutto il Male, come veste male, che orribili catenoni d’oro porta al collo?
Dott. Catello Parmentola – Psicoterapeuta