Arte e cultura
Litigare: perché fa bene, perché fa male
“Chiunque può arrabbiarsi, questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, e al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile”, diceva Aristotele, e in effetti aveva ragione.
Uno scontro tra due o più persone è, solitamente, uno degli atti più temuti nonché difficili da gestire da chiunque. Insulti, urla ed attacchi di ogni genere, descrivono di norma il “litigio tipo”, che nasce principalmente dalla voglia di rivendicare il proprio pensiero, la propria verità assoluta.
Le conseguenze di litigate frequenti, sono perlopiù negative, e possono essere estremamente dannose, sia per la mente che per il corpo.
Sensi di colpa e sensazioni perenni di disagio, le più comuni, ma anche un calo delle difese immunitarie, cambiamenti a livello ormonale, una ridotta capacità di gestire le situazioni di stress e problemi a livello cardiologico (con relativo aumento del rischio di infarto).
Litigare, però, può fare anche bene, a patto di trovare il giusto modo di confrontarsi con l’altro. Pare che esistano dei “conflitti sani” che, messi in atto, possono favorire la crescita personale e addirittura migliorare i rapporti tra le persone.
Ogni discussione può diventare quindi costruttiva, se guidata da alcune regole. Come quella di non accusarsi mai l’uno con l’altro e di non criticare la persona in sé, bensì un evento preciso.
Evitare di tirare in ballo il passato, in quanto esso allontana da possibili soluzioni. Esporre il proprio pensiero lentamente cercando di mantenere lucidità nei gesti e nelle parole.
Avere chiaro il motivo del diverbio ed astenersi dal discutere in presenza di altre persone. Soprattutto, mai usare il litigio per sfogare qualsiasi tipo di malessere o frustrazione personale.
Seguire questi accorgimenti, riuscirà a trasformare un conflitto in occasione di crescita.