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Medici: pericolo “burn out” sempre in agguato
I medici sono tra le categorie professionali più colpite dalla sindrome di “burn out”, in quanto rientranti nelle professioni di aiuto in cui il carico emotivo dell’attività professionale appare più forte rispetto alle altre, con il rischio incombente di compromettere la propria vita e quella dei pazienti.
Diventano quindi fondamentali iniziative di prevenzione e sostegno promosse dagli ordini professionali, come il Convegno sulla “Sindrome di Burn Out” tenutosi giovedì 2 maggio presso l’Ordine dei Medici di Salerno. Relatore unico del Convegno lo Psichiatra e Psicoterapeuta Ferdinando Pellegrino, Dirigente Medico presso il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Salerno, esperto della materia ed autore di numerose pubblicazioni sul burn-out. Presenti non solo tantissimi medici, ma anche infermieri, psicologi, assistenti sociali.
“La sindrome del burn out ricorda in un certo senso la cd. ‘sindrome della rana bollita’. Siamo talmente immersi nelle attività frenetiche della vita che, senza rendercene conto, improvvisamente non abbiamo più controllo – avverte il Dott. Pellegrino – Lo stress infatti è democratico, riguarda tutti, ma quelle che cambiano sono le soglie di stress che siamo in grado di tollerare”.
Nella professione medica “l’errore è matematico ed automatico – evidenzia lo psichiatra – e possono saltare i meccanismi di controllo, perché lo stress si paga. E non solo ciò che accade in negativo ci procura stress, ma anche l’impegno professionale in un lavoro soddisfacente non garantisce da un margine fisiologico di errore e può provocare burn out”.
Dimentichiamo spesso che “lo strumento dell’attività professionale siamo noi. Lavorare per 60-70 ore di continuo, ci renderebbe un pericolo pubblico! La gestione del carico di lavoro sarebbe molto più semplice e non determinerebbe una diluizione delle responsabilità e conseguenti errori, se funzionasse la comunicazione tra gli operatori. Il sistema è così complesso che le integrazioni sono difficili, ed i problemi sono legati a questa complessità. Troviamo tra di noi un modo per dialogare di più accordandoci per affinare processi assistenziali”.
Il Presidente dell’Ordine dei Medici Dott. Bruno Ravera ha introdotto il convegno ricordando come la sindrome di burn out riguardi molti ambiti professionali e l’amore per la professione, l’impegno quotidiano non siano sufficienti ad evitare il logorio professionale.
“Il Legislatore – sottolinea Ravera – ha mostrato interesse crescente sugli effetti che il burn out ha sul benessere delle persone. Nel Piano Sanitario 2006/08 il burn out è stato infatti inserito tra le patologie a rischio crescente e l’INAIL riconosce il burn out come fonte di malattia professionale”. “I medici – ammonisce poi il Presidente Ravera – dovrebbero prendersi cura del ben-essere complessivo dell’individuo. Dovremmo rifuggire dalla medicalizzazione della società e riconsiderare non più solo la forma ma lo stile di vita dei pazienti. Le organizzazioni come l’Ordine dei Medici hanno il compito di garantire le cose dette stasera”.
Il Dott. Mario Colucci, presidente di Hippocratica Civitas, ha spiegato le possibili cause del burn out in una professione, quella medica, in continua evoluzione e ormai sempre più spaventata dallo spettro della medicina difensiva.
“Più della metà della spesa sanitaria – sottolinea Colucci – va nelle risorse umane. Si dovrebbe partire proprio dall’università per preparare i medici all’evoluzione delle strutture sanitarie e soprattutto al lavoro d’equipe”.