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Editoriale

Quel che resta dei Giochi

Posted: 20/10/2012 alle 12:28 pm   /   by   /   comments (0)

Calato il sipario sulle XXX Olimpiadi cosa resterà del passaggio di Olimpia su Londra? Un mix di emozioni ci ha travolto, i lampi di Bolt ci hanno tenuti incollati alle televisioni… ma nelle Olimpiadi delle medaglie, dei campioni che tradiscono e del dramma di Alex Schwazer, la vera vincitrice, per l’Italia, è Josefa Idem, perché, a quasi 48 anni, quello che importa è il sorriso con cui ha gareggiato, ha lottato con rivali che potevano essere sue figlie, ha accettato la sconfitta.

La gioia di Josefa è l’altra faccia dello sguardo sempre arrabbiato di Federica Pellegrini e della “nausea” di Schwazer che non ce la faceva più a marciare. Dietro una medaglia c’è tanta fatica, tanti sacrifici, l’importante è riuscire a trovare se stessi. Essere atleta vuol dire trovare equilibrio, ma, ahimè, abbiamo assistito a Campioni tanto forti quanto fragili;  una fragilità quasi strutturale: di fronte alle sconfitte, alle difficoltà della vita: è come se tutti fossero stati creati <<per vincere>> e quasi nessuno per partecipare, con un rovesciamento diabolico della retorica decoubertiana.

L’ossessione di essere prestanti, vincenti, ben pettinati, bene inquadrati, bene applauditi, ben tatuati, ben coccolati sta diventando una vera e propria sindrome generazionale. Bisognerà che qualcuno, prima o poi, ricominci a spiegare ai ragazzi che vincere è bellissimo, ma ancora più bello è vivere, ciascuno secondo le proprie possibilità e le proprie inclinazioni. La sconfitta è parte integrante della vita: non saper perdere vuol dire semplicemente non saper vivere.

Londra certifica anche la crisi dello sport italiano.  “Siamo nel G8 dello sport” ha dichiarato Petrucci ma, come testimonia la geografia agonistica del medagliere, lo sport italiano è in evidente crisi. Lo sport, oltre ad essere spettacolo, mercato e tempo libero,  dovrebbe essere soprattutto attività fisica. Ma purtroppo gli italiani,  sono un popolo che lo sport lo ama guardare e non fare. Congiuntura economica e crisi dello sport italiano, due binari paralleli? E’ innegabile. Ma l’analisi è ben più  profonda.

E’ sicuramente  il fallimento di un Coni diventato sempre più centro di potere politico e disinteressato allo sport ma è soprattutto l’amara constatazione che siamo un Paese che sta allevando una generazione di obesi, i ragazzini italiani sono i più grassi d’Europa. L’unico dove i quarantenni fanno più sport dei ventenni, perché le strutture mancano, le piscine , le palestre ed i campi da tennis costano… rimane il dio pallone, l’unico autentico culto nazionale, il gioco che da solo garantisce il 40% della pratica sportiva in Italia e il 90% dei fondi per lo sport.  Nella scuola italiana la pratica sportiva è l’ultimo dei problemi: non investire nello sport scolastico non è un risparmio, al contrario è un sistema per spendere dieci volte tanto nell’assistenza sanitaria.

E dire che l’elenco dei benefici del movimento è lungo: praticare sport migliora benessere psicologico e qualità della vita. Ed allora  è davvero indispensabile un cambio di rotta.

In questo numero via libera al movimento, sin da piccoli, come ci illustra a pag. 13  il dr. Brienza  e, per chi nutrisse qualche dubbio amletico sul movimento ci pensa a pag. 05 il Prof. Di Giovanni ad eliminarlo.

Non mi resta che augurarVi Buona InFormazione!

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