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Approfondimenti

Si può ancora parlare di umanità in sanità?

Posted: 11/10/2015 alle 6:03 pm   /   by   /   comments (0)

Un commento al libro di  G. Coppola – Nelle fauci della burocrazia Immaginazione, menzogne e scintille di umanità nei luoghi di cura.

Seguiamo da tempo, insieme agli amici della Rivista Informa, gli scritti – saggi di Gerardantonio Coppola.

Del suo penultimo libro “Sanità senz’anima” ne abbiamo dato conto l’anno scorso in occasione della giornata di studio che si tenne a marzo presso l’Ordine dei Medici di Salerno.

Quest’ultimo libro è una ideale continuazione dei temi trattati nel precedente sebbene in una modalità ancor più dialogante con il lettore.

Il tono appare anche più introspettivo ed anzi è proprio narrativo, dato che la seconda parte ci conduce in un racconto, la narrazione di un episodio accaduto all’autore, che racchiude in sé quelle riflessioni che sono il tessuto, la trama di tutte le tematiche su cui Coppola va interrogandosi da tempo e ce ne rende partecipi.

Gliene siamo grati, perché in quelle riflessioni, in quei racconti, ognuno di noi ci si potrà identificare ed anche emozionare, sì …

Quando il ragionamento sul tema della salute e sulle organizzazioni che se ne occupano, non è fredda analisi ma coopta nella sua ricerca valori etici quali: accoglienza, fiducia, indipendenza di pensiero, senso di comunità e di giustizia, riconoscimento, partecipazione e diritto, compie un salto che porta il lettore ad una dimensione altra ed alta.

Ancora una volta Coppola ci vuole aprire gli occhi, dopo anni di quel buio in cui ci ha profondato l’economicismo misero (talvolta veramente di accatto) e la burocrazia, quest’ultima lungi dall’essere la forma che ci ha descritto Weber.

Economicismo e burocrazia, quindi, diventati nelle mani sbagliate una formidabile arma contundente contro i più deboli e, però, assurti a miti granitici, benchè falsi e ciechi. E, infatti, non è casuale l’immagine scelta per la copertina, i ciechi di Bruegel, che errando senza guida etica ci precipitano nel fosso di una terra insana.

Partendo dalla descrizione di questo gigante cieco dai piedi d’argilla Coppola leva un lucida e dura denuncia, per poi elevarsi alla ricerca di una dimensione dove l’umano possa trovare finalmente la sua cittadinanza, inoltrandosi in una dimensione che non è errato definire filosofica. Ma non filosofia spiccia o astratta, bensì quella pratica filosofica ispiratrice di etica e buone pratiche. Quest’assenza colpevole in questi lunghi anni bui ha generato, ci suggerisce Coppola, mostri: nella medicina i pazienti sono diventati solo corpi – macchine con pezzi da riparare, e gli operatori dell’organizzazione degradati al ruolo di automi che su quei corpi – macchine agiscono sempre più tra difficoltà e diffidenze, tormentati anche’essi, non meno dei pazienti. Gli uni e gli altri, privati di quell’anima vitale che necessita e chiede, con un urlo muto (viene in mente il famoso quadro di Munch) cura ed attenzione…

Coppola dà voce al quell’urlo e ci racconta anche di eroi armati di flebili luci che cercano di rischiarare questo buio.

Gli siamo grati per aver accolto in questo libro quelle piccole luci affinché possano diventare un faro che rischi il cammino, almeno di quelli in ricerca di una via di uscita dalla notte.