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Star bene sulla Terra: per la Terra e per noi
Posso pensare di star bene senza occuparmi di ciò che mi circonda? Posso curare la mia persona, la mia immagine, la mia linea, magari con ore di palestra, con i lifting, la chirurgia estetica e ritenermi soddisfatta del risultato senza chiedermi se l’aria che respiro, l’acqua che bevo e i cibi che mangio sono salutari?
E posso pesare al mio benessere, e magari a quella dei miei cari, senza chiedermi se i miei comportamenti sono responsabili e sani anche per la collettività e per l’ambiente? Anche se il mio budget me lo permette, posso usare ed abusare (diciamo meglio: sprecare) le risorse del pianeta avendo la certezza che non sono illimitate, anzi che si stanno esaurendo? Posso ancora girarmi d’altra parte e fingere di non vedere il danno che l’inquinamento arreca a tutte le specie viventi con inevitabili conseguenze sulla nostra stessa esistenza? Posso ancora dire che lo sfruttamento della terra, la cementificazione, le discariche, le colture intensive, gli scarichi industriali, sono problemi per addetti ai lavori o per pochi ambientalisti magari anche un po’ fanatici?
Ovviamente sono tutte domande retoriche la cui unica risposta è un convinto e preoccupato NO! Forse c’è ancora qualcuno che pensa di cacciare la testa sotto la sabbia con considerazioni del tipo: “ me ne occuperò solo quando il problema toccherà il mio “giardino” (la sindrome N.I.M.BY.), oppure “ quando ciò sarà un problema io non ci sarò …”. A questi irriducibili, ma anche a tutti gli altri, consiglio vivamente di vedere “Home – La nostra Terra” di Yann Arthus Bertrand, prodotto da Luc Besson, visionabile su You Tube all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=I1fQ-3-CEFg
E’ un film – documentario spettacolare, stupendo ed avvincente. E’ la Terra stessa che fin dalle prime battute del film parla. Parla ad ognuno di noi. Ci racconta la nostra storia meravigliosa che dura da milioni di anni. E parla di come la specie più intelligente che la abita da millenni, l’homo sapiens, in questi ultimi anni (specialmente dalla scoperta dell’uso intensivo del petrolio) sta dando dimostrazione di grande stupidità accanendosi in un cieco, ma consapevole, impegno nel distruggerla.
Film assolutamente da vedere. Film che emoziona per la bellezza dei paesaggi con riprese quasi sempre aeree; intenerisce nel riconoscere le nostre radici umane intrecciate a quelle di tutte le altre specie viventi (“il motore della vita è la connessione, tutto è collegato, niente basta a se stesso”); commuove con momenti di vero struggimento, e con un po’ con rabbia, per la probabile e forse prossima fine di tutto ciò.
La questione ambientale riguarda tutte le popolazioni: umane, animali e vegetali, ma riguarda anche le risorse materiali, perché come mette bene in luce il film, tutto è collegato e connesso, senza soluzione di continuità. Le conseguenze di tutto ciò si possono rintracciare nella stessa struttura fisica del pianeta, già duramente compromessa, che rischia così di essere totalmente stravolta e perfino distrutta.
Del trend negativo e degli effetti nefasti indotti dal saccheggio delle risorse, da cui i mutamenti climatici, il buco nell’ozono, l’esaurimento delle fonti energetiche tradizionali, le scorie radioattive, e via così… insomma della negatività di tutto ciò non c’è più dubbio alcuno. Una ulteriore aggravante è però data dal fatto che su alcune questioni vige un ampio margine di incertezza: in particolare sulla tempistica e sugli ipotetici sviluppi.
Gli scenari possibili ed i loro tempi restano delle incognite. Un esempio per tutti: nessuno sa cosa potrebbe accadere conseguentemente allo scioglimento dei ghiacci artici in Siberia, con lo scongelamento del permafrost e la fuoriuscita del metano dal sottosuolo. Una cosa è certa, come si dice nel film, abbiamo ancora poco tempo, pochissimo: 10 anni (il film è del 2009). E forse si potrebbe aver peccato di ottimismo se una delle incognite dovesse saltare le previsioni. E’ un film la cui visione è necessaria per tutti perché è un tema che chiama in causa ognuno di noi, nessuno escluso.
Dopo non sarà più possibile restare indifferenti e girarsi dall’altra parte. Dopo nessuno potrà dire di non sapere. E saprà anche da che parte stare.
Franca Grosso – Responsabile Ufficio Studi e Ricerche di Informa – Ecologia del Benessere
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